Bruxelles – Se gli Stati uniti fanno un passo indietro sulla lotta al cambiamento climatico, l’Unione europea ne fa uno in avanti, almeno formale. Il Parlamento europeo ha adottato ieri i nuovi obiettivi obbligatori di riduzione delle emissioni di gas serra per gli Stati membri, che consentiranno all’Ue di effettuare entro il 2030 un taglio del 40% rispetto ai livelli del 1990, in linea con quanto stabilito dall’accordo di Parigi.
Il testo, approvato con 534 voti favorevoli, 88 contrari e 56 astensioni, conferisce ai rappresentanti del Parlamento il mandato per iniziare i negoziati con il Consiglio Ue, una volta che anche questo avrà approvato la sua posizione, con l’obiettivo di raggiungere un accordo in prima lettura.
Entrando nel dettaglio, il provvedimento ripartisce il target europeo in obiettivi vincolanti nazionali per i settori non coperti dal sistema di scambio delle quote di emissione europeo (Ets), quali l’agricoltura, i trasporti, l’edilizia e i rifiuti, che rappresentano il 60% delle emissioni di gas serra dell’Unione europea. In particolare, ogni Stato membro dovrà seguire un percorso di riduzione delle emissioni, calcolato a partire dal 2018, anziché dal 2020 come proposto dalla Commissione, per evitare un aumento delle emissioni nei primi anni o un rinvio delle riduzioni. Per l’Italia, questo obiettivo è stato fissato a meno del 33% entro il 2030. In più, per aiutare gli Stati membri a raggiungere i loro obiettivi, il regolamento consente loro di “prendere in prestito” fino al 10% dell’indennità dell’anno successivo, riducendo così quella dell’anno in corso. Gli eurodeputati hanno modificato la proposta iniziale della Commissione anche per poter premiare gli Stati membri, con un Pil pro-capite inferiore alla media Ue che hanno adottato o adotteranno prima del 2020 le misure necessarie, con una maggiore flessibilità durante la parte successiva del programma di riduzione.
“Il voto di oggi fornisce un segnale cristallino a Donald Trump: l’Europa agisce sui propri impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi e sfrutta le opportunità di crescita verde, con o senza gli Stati uniti”, ha commentato il relatore del testo, Gerben-Jan Gerbrandy (Liberali – Alde), sottolineando il sostegno di “quasi tutti i gruppi politici a questa legge sul clima forte ed ambiziosa”. “Vogliamo che l’Unione europea sia leader del clima e che la legislazione per la condivisione degli sforzi votata oggi dimostri che siamo ancora impegnati a combattere con forza il cambiamento climatico”, scrivono in una nota i deputati del gruppo Socialisti e Democratici.
L’Aula di Strasburgo ha inoltre affrontato il tema della volontà degli Stati uniti di ritirarsi dall’Accordo di Parigi, durante un dibattito al quale ha partecipato anche il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Parole dure sono state usate del presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, che ha definito la decisione dell’amministrazione Trump “un errore”. “Lavorando insieme con le nazioni di tutto il mondo”, ha aggiunto, “possiamo offrire ai nostri cittadini un pianeta più pulito e più sicuro”. Come reagire alla decisione di Trump è invece la domanda che si pone il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber, che risponde: “Innanzitutto, con frustrazione, ma poi con maggiore determinazione, perché ci sentiamo responsabili per le generazioni future”.