Bruxelles – Il volume delle esportazioni italiane dirette nel Regno Unito è enorme, solo nel 2016 il suo valore è stato pari a 22,5 miliardi. Ma sono non poche le incognite rispetto a cosa accadrà a questo volume di affari dopo la Brexit. Il Regno Unito che si appresta a iniziare i negoziati per il divorzio, seppure la data di inizio dei negoziati sembra slitterà, e il commercio è considerato un aspetto cruciale soprattutto per l’Italia visto che il Paese costituisce il quarto mercato di destinazione dei nostri prodotti, preceduto soltanto da Germania, Francia e Stati Uniti. Secondo i dati pubblicati da Nomisma (società di studi economici) lo scorso anno, il settore manifatturiero costituisce il 97% dell’export italiano nel Regno Unito, mentre i servizi di informazione e comunicazione destinano soltanto l’11,5% delle proprie vendite estere al mercato britannico.
A fare da traino all’export, con un volume di 3,160 miliardi di euro registrato soltanto nel 2016, è il settore dei macchinari e delle apparecchiature, seguito dagli autoveicoli (2,631), prodotti alimentari (1,969) e articoli di abbigliamento (1,454).
A crescere negli ultimi anni, oltre all’export è stato anche l’import italiano dal Regno Unito, che ha registrato nel 2016 un valore di 10,9 miliardi di euro: cifra che colloca il Regno Unito come ottavo paese di origine dell’import italiano. Il settore trainante, in questo caso, è quello degli autoveicoli (2,128 miliardi di euro nel 2016), a cui si accodano i prodotti farmaceutici (1,1), i macchinari e le apparecchiature (1,037), e i prodotti chimici (1,019).
Gli andamenti degli ultimi anni (2014-2016) evidenziano tutti un saldo positivo in favore dell’Italia nei confronti del Regno Unito che vende al nostro Paese meno (quasi la metà stando alle cifre del 2016) di quello che compra.
Andando a guardare i dati relativi alle singole regioni italiane pubblicati da Nomisma, risulta che le regioni del nord-ovest sono quelle più attive in termini di export verso il Regno Unito, con il primato detenuto dalla regione Lombardia con un volume di 5,3 miliardi di esportazioni nel 2015, seguita da Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana. L’esposizione più forte al mercato britannico è invece registrata dalla Basilicata che vede il 14,7% di tutte le sue esportazioni essere destinate proprio al Regno Unito.
Allargando la prospettiva allo scenario europeo, i dati confermano che l’Ue rappresenta il partner commerciale principale per il Regno Unito: mercato di destinazione del 44% delle esportazioni degli altri Paesi membri stando ai dati del 2015. Anche in questo caso, il Regno Unito si conferma come “grande importatore”: nonostante le cifre indichino una crescita costante delle esportazioni del Regno Unito nei paesi Ue con un volume arrivato a 230 miliardi di euro nel 2015, il Regno Unito registra il saldo negativo maggiore tra tutti gli stati membri in termini di scambi di merci con i paesi Ue.
Il settore dei veicoli è quello in cui si registrano i maggiori volumi di esportazioni (14,7 miliardi di sterline tra gennaio e ottobre dei 2016) e importazioni (39,2 miliardi di sterline), seguito da componenti per reattori nucleari, macchine e apparecchi meccanici. Il Regno Unito dunque, importa molto anche dall’Ue. Ma questi dati si riequilibrano, almeno in parte, con l’elevato livello di esportazioni di beni al di fuori dell’Unione (il più alto di tutti gli Stati membri in termini percentuali) così come con il surplus della bilancia commerciale che si registra in termini di import-export di servizi con i paesi europei. I servizi costituiscono infatti ben il 42% dell’export britannico in Ue e il 50% è composto da servizi finanziari e servizi d’impresa.