Bruxelles – Gli Stati membri non si rassegnano al distacco del Regno Unito dal consesso europeo e si dicono pronti ad accogliere un ripensamento sulla Brexit, che arrivi entro la fine dei negoziati. Una richiesta pervenuta, tra gli altri, anche da Francia e Germania, all’indomani della debacle politica della premier britannica, Theresa May, costretta a formare un governo di coalizione con gli Unionisti irlandesi (Dup) e, forse, colpita dagli elettori per la sua politica di “hard Brexit”.
“Le porte dell’Ue restano sempre aperte, fino a che i negoziati Brexit non giungeranno a una fine” ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron, a margine dell’incontro a Parigi di martedì con May. Macron spera “che il negoziato e le discussioni sul futuro rapporto con il Regno Unito siano avviati il più presto possibile” e chiarisce che “una volta che i negoziati saranno iniziati, dobbiamo essere consapevoli che sarà sempre più difficile tornare indietro”.
Dello stesso tono anche le parole del ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, rilasciate lo stesso giorno dell’incontro tra May e Macron, secondo cui “se (il governo britannico ndr) volesse cambiare la decisione, naturalmente, troverebbero porte aperte”. Schäuble ha aggiunto che la Germania non ha mai voluto punire il Regno Unito per l’uscita, e che l’obiettivo resta quello di “minimizzare i danni potenziali” e “massimizzare il reciproco vantaggio” portato dalla Brexit.
A Parigi, May non sembra lasciare spazio a ripensamenti: “Ho confermato al presidente Macron che il calendario resta valido e inizia la prossima settimana”. La prima ministra ha confermato che il suo obiettivo è “dare stabilità” al governo del Paese e che i colloqui tenuti con il Dup “sono produttivi”. “Vogliamo mantenere un forte rapporto e una stretta collaborazione con l’Unione europea e i singoli Stati membri in futuro”, ha ribadito a Parigi una più “soft” May, ben lontana dal suo “un non accordo è meglio di un cattivo accordo”, dichiarato in passato a proposito dei negoziati.
Non tutti gli Stati membri sembrano però propensi a porgere la mano al Regno di Elisabetta II. Un piccolo incidente diplomatico, secondo quanto riportato dal giornale danese Politiken, è avvenuto tra il governo di Copenaghen e il governo di Londra dopo che il ministro delle finanze della Danimarca, Kristian Jensen, ha ripreso una battuta di Emma Bonino riferendola direttamente al Regno Unito. “Ci sono due tipi di nazioni europee: le piccole nazioni e quei Paesi (il Regno Unito ndr) che non hanno ancora capito di essere piccole nazioni”, ha affermato Jensen a un seminario “Road to Brexit” tenuto a Copenaghen. Il suo commento alle “nazioni piccole” ha richiamato un rimprovero dall’ambasciatore britannico in Danimarca, Dominic Schroeder, che ha dichiarato di non vedere alcun segno “di un potere diminuito o in diminuzione” per il Regno Unito.