Roma – “Non vedo né l’utilità, né l’interesse di rinviare le date” per il negoziato sulla Brexit. “Qualsiasi rinvio è fonte di instabilità sociale ed economica”. Preme sul fattore tempo il capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier, che vuole avviare la trattativa nei tempi stabiliti, ovvero il 19 giugno, e “andare molto velocemente”. Intervistato dal Sole24Ore insieme con altri quotidiani europei, il francese lamenta che siano “passati 3 mesi” dalla notifica dell’attivazione dall’articolo 50 dei Trattati, e “da allora non abbiamo fatto progressi”.
L’Ue sarebbe pronta a negoziare “da domani”, sottolinea ancora Barnier. Il punto è che dopo le elezioni dell’8 giugno la situazione politica è più incerta nel Regno unito. “Non voglio commentare la situazione a termine” del costituendo governo May – che rischia di avere vita breve, vista la fragilità dei numeri in Parlamento – spiega il negoziatore europeo dicendosi “preoccupato di avere il più velocemente possibile un partner negoziale”. Il capo negoziatore Uk deve essere “stabile, responsabile e con un mandato”.
Barnier indica la tabella di marcia “che ci siamo dati”, e conferma di voler “terminare il negoziato sul divorzio entro ottobre o novembre del 2018. Una volta raggiunto un progresso sufficiente su questo fronte, sperabilmente entro la fine del 2017, dobbiamo negoziare accordi transitori in vista di un nuovo partenariato sul quale voglio lavorare fin dall’inizio del 2018”.
Sulle nuove relazioni con il Regno unito, l’Unione europea è aperta a tutti gli scenari e lascia a Londra il primo passo. “Stiamo aspettando la proposta britannica”, indica il rappresentante dell’Ue, e aggiunge che “siamo pronti a tutte le opzioni, tra cui anche un eventuale non-accordo”. L’obiettivo però è trovare l’intesa per un “partenariato durevole, solido e sincero”. Se verrà raggiunta poggerà in ogni caso su “un accordo misto, che dovrà essere approvato da tutti i Ventisette”.
Riguardo all’ipotesi che il nuovo partenariato sia affidato a un accordo di libero scambio, Barnier registra che se così fosse “avrà caratteristiche uniche”. Infatti, al contrario delle intese raggiunte con Canada, Corea del Sud e Giappone, che hanno segnato “un processo di convergenza regolamentare”, con il Regno Unito “c’è in atto un processo di divergenza”, e bisogna stabilire se sarà “controllata e gestita”, o se invece si trasformerà in una “concorrenza regolamentare con conseguenze in campo sociale o nel settore degli aiuti di Stato”. È questa la domanda “posta regolarmente da imprese e sindacati”, registra il capo negoziatore.