Bruxelles – Dimenticate l’emergenza, dimenticate gli hotspot, dimenticate tutto quello visto finora. La gestione della crisi migratoria così come gestita dall’Ue finora non ha ragion d’essere: in tempi di crisi i richiedenti asilo devono poter transitare dal Paese di primo arrivo verso altri Stati. Le conclusioni dell’avvocato generale della Corte Ue sono una vera e propria bomba che rischia di far saltare in aria il castello già di per sé precario costruito dall’Europa sull’emergenza migranti. La natura emergenziale e soprattutto di massa degli arrivi su suolo comunitario non è oggetto di disciplina normativa del regolamento di Dublino, su cui si basa il sistema di asilo comune sottolinea l’Avvocato Eleanor Sharpston, quindi le regole non si applicano perché molto semplicemente non ci sono. Un’interpretazione che a questo punto libera l’Italia e la Grecia da una grandissima parte di oneri: i richiedenti asilo non possono e non devono essere più trattenuti. Accoglienza e gestione delle richieste di protezione internazionale spetterà a qualcun altro. Attenzione, però: le conclusioni non rappresentano un atto di diritto, ma solo un orientamento, un suggerimento alla Corte sul pronunciamento di casi oggetto di causa. Di norma però la Corte accoglie le posizioni dell’Avvocato generale.
La causa oggetto delle conclusioni esplosive riguarda un cittadino siriano giunto in Slovenia via Croazia. La domanda di asilo è stata presentata in Slovenia, ma le autorità non l’hanno presa in considerazione poiché frutto di un presunto arrivo irregolare. La Croazia però secondo l’avvocato generale Sharpston, non è responsabile per le richieste del cittadino in questione. E’ vero che secondo le regole è lo Stato membro dell’Ue di primo ingresso a farsi carico degli richiedenti asilo in arrivo e che a loro è precluso il transito, ma tali disposizioni “non sono applicabili a situazioni in cui, a seguito di un afflusso massiccio di cittadini di Paesi terzi che chiedono protezione internazionale all’interno dell’Unione europea, gli Stati membri consentano ai cittadini dei Paesi terzi di attraversare la frontiera esterna dell’Unione europea e, successivamente, di transitare verso altri Stati membri dell’Unione europea per presentare una domanda di protezione internazionale in un determinato Stato membro”. Se passa questa linea, Italia e Grecia non saranno più tenute a trattenere tutti sui rispettivi suoli nazionali. Anzi, avranno il diritto di permettere ai migranti di arrivare dove hanno intenzione di fare richiesta di asilo. E’ esattamente il contrario di quello che hanno sempre sostenuto diversi Paesi dell’Ue, in particolare la Germania.
La parola decisiva spetta alla Corte di giustizia dell’Ue. L’organismo dovrà pronunciarsi su un caso particolare, dalle ripercussioni di più ampia portata. Non solo da un punto di vista politico. Se si dà ragione all’Avvocato generale, una riforma del regolamento di Dublino diventerà obbligata e non più rinviabile. Si contesta un vuoto normativo. Colmarlo però non sarà facile: si tratta di soluzioni giuridiche che richiederanno un consenso politico che in questo momento sul tema non c’è.