Bruxelles – In Europa ci sono Paesi che devono fare di più per prevenire e reprimere la corruzione, e uno di questi Paesi è l’Italia. A dirlo il gruppo degli Stati contro la corruzione (Greco) del Consiglio d’Europa, nel rapporto pubblicato oggi. Lo studio serve a fare il punto della situazione dopo che l’istituzione di Strasburgo ha definito le proprie raccomandazioni, a fine dicembre. Ebbene, dopo sei mesi queste non sono state ancora rispettare pienamente. Vuol dire che c’è ancora molto da fare nella lotta alla corruzione. Vale anche per l’Italia, dove solo il 33% delle azioni suggerite è stato seguito. In altri termini, due raccomandazioni su tre restano ancora senza risposta. Il consiglio d’Europa, istituzione non Ue, invita perciò governo, Parlamento, istituzioni giudiziarie a maggiori sforzi al fine di “creare un meccanismo preventivo più efficacie delle corruzione”.
Si tratta grosso modo delle richieste che la Commissione europea ha inoltrato all’Italia il 22 maggio scorso, in occasione delle raccomandazioni specifiche per Paese pubblicate nel contesto del semestre europeo, il processo di coordinamento delle politiche economiche. Anche secondo l’esecutivo comunitario la corruzione “resta uno dei principali problemi per l’Italia, nonostante le riforme varate”. La raccomandazione numero 2 dell’Ue per l’Italia è non a caso “rafforzare la lotta alla corruzione”. Un richiamo (peraltro non nuovo) che riecheggia anche da Strasburgo.