Bruxelles – Non c’è nessun complotto, nessuna intenzione di riempire l’Ungheria di immigrati. George Soros va all’attacco del primo ministro ungherese, Viktor Orban. Si difende, in realtà, dalle accuse che il capo del governo di Budapest gli rivolge ormai da tempo. Nel difendersi, però, il magnate a capo della Open Society Foundation affonda il colpo. “Sono l’esatto contrario di quello che si dice di me”. Soros pronuncia un discorso lungo alla platea del Brussels Economic Forum. Ripercorre la storia dell’integrazione europea, guarda all’Ue che potrà essere, passando attraverso l’Europa che è, e l’Europa oggi è tante cose, compreso l’esecutivo ungherese e il suo leader. “Orban si è calato nel ruolo del difensore della sovranità ungherese, e ha attributo a me il ruolo di speculatore ombra che utilizza i suoi soldi per inondare l’Europa, in particolare la sua Ungheria natìa, di immigranti illegali quale parte di chissà quale complotto”. Nulla di più falso. “Questo è l’esatto contrario di quello che sono”.
A Budapest però non la pensa così che ha il potere di fare le leggi, come la legge che colpisce la Central European University, l’ateneo fondato dallo stesso Soros 26 anni fa. L’università, che rischia di chiudere per effetto di una legge del governo Orban, “ha saputo difendere la propria libertà accademica non solo dalle interferenze del governo ungherese, ma anche dal suo fondatore”. Una frase che marca le distanze e le differenze tra Soros e Orban, ormai ai ferri corti. Soros sostiene di aver già avuto la meglio in questo confronto. “Ho resistito alle tentazioni di Orban di tradurre le nostre divergenze ideologiche in animosità personale, e ci sono riuscito”.
E’ l’Europa, adesso che deve vincere le sue di sfide. Non sono poche. C’è l’immigrazione, che “ha veramente il potenziale per distruggere l’Europa”, c’è la Brexit che “richiederà un processo lungo di almeno cinque anni” prima che si realizzi, c’è la zona Euro che “è governata da trattati antiquati” che stabiliscono l’obbligo formale futuro per ogni Stato membro di adottare la moneta unica ma solo quando ce ne sono le condizioni, condizione grazie a cui, critica Soros, Svezia, Polonia e Repubblica Ceca hanno messo in chiaro di procrastinare il cambio valutario all’infinito. “Una situazione assurda” figlia di quei trattati, che il magnate ungherese suggerisce di riscrivere. E poi c’è la questione del potere e delle competenze. L’Ue, nata con l’idea di trasferire poteri dagli Stati a un’entità sovranazionale, è tornata indietro. “Durante la crisi dell’Euro seguita alla recessione iniziata nel 2008 il potere politico è emigrato ‘de facto’ in Consiglio europeo”, cioè agli Stati. Questa discrepanza tra potere formale e potere ‘de facto’ nell’Ue “è quello che io chiamo ‘la tragedia dell’Unione europea’”. L’Europa va cambiata.