Bruxelles – Mentre dall’altra parte dell’Atlantico gli Usa preparano il ritiro dagli impegni presi sul clima, la commissione Ambiente del Parlamento europeo ha approvato i nuovi tagli alle emissioni di gas serra imposti agli Stati membri per rispettare gli accordi di Parigi. La misura permetterà di raggiungere l’obiettivo generale dell’Unione europea per il 2030 del 30% di inquinanti in meno rispetto ai livelli del 2005, in linea con l’accordo di Parigi. Il nuovo regolamento è frutto della proposta fatta nel luglio 2016 dalla Commissione europea per limitare le emissioni nazionali di gas serra dopo il 2020 in quei settori non coperti dal sistema europeo di scambio delle quote (Ets).
Ogni Stato membro dell’Ue dovrà seguire un percorso di riduzione delle emissioni, calcolato a partire dal 2018, anziché nel 2020 come proposto dall’esecutivo comunitario, al fine di evitare un aumento delle esalazioni nei primi anni o il rinvio delle riduzioni programmate. La legislazione, inoltre, renderà vincolante l’obiettivo dell’Ue anche per quei settori nazionali non coperti dal mercato del carbone europeo, come l’agricoltura, i trasporti, gli edifici e i rifiuti, che insieme rappresentano circa il 60% delle emissioni di gas serra del Vecchio continente. Come ulteriore impulso alle politiche ambientaliste, gli eurodeputati hanno fissato un obiettivo per il 2050, di riduzione delle emissioni dell’80% rispetto ai livelli del 2005.
I deputati di Bruxelles propongono inoltre l’introduzione di una “early action reserve” per incoraggiare gli Stati membri a intervenire prima del 2020, in cambio di una maggiore flessibilità durante la parte successiva del programma. Di ciò beneficerebbero i Paesi con un Pil inferiore alla media europea e con una minore capacità di investimento. In più, per venire incontro alle esigenze dei Paesi europei, il regolamento consente agli Stati membri di “prendere in prestito” fino al 10% dell’indennità dell’anno successivo. Tuttavia, i deputati hanno cercato di limitare l’uso della silvicoltura come strumento “di flessibilità” e abbassato il massimale di rimozione degli usi del terreno, delle modifiche all’uso dei terreni e delle foreste, che possono essere utilizzati per raggiungere gli obiettivi di riduzione.
“La proposta adottata oggi consente all’Europa di rispettare gli impegni internazionali in materia di clima”, ha dichiarato il parlamentare europeo Gerben-Jan Gerbrandy, del gruppo Alde-liberali. “Ora dobbiamo avanzare rapidamente per garantire la sicurezza degli investitori e mostrare alla comunità internazionale che l’accordo di Parigi non è negoziabile”, ha aggiunto. Il testo, approvato con 42 voti favorevoli, 4 contrari e 20 astensioni, sarà adesso votato in via definitiva dalla Aula durante la sessione plenaria del 12 e 15 giugno a Strasburgo.