Bruxelles – Il trasporto del futuro? Avrà auto, camion e autobus, proprio come oggi, ma a differenza di oggi ma nessuno li guiderà. Non è fantascienza, è il filone dei cosiddetti veicoli senza conducente, su cui la Commissione europea è pronta a scommettere buona parte della mobilità del domani. Poche righe, ma significative, quelle dedicate ai veicoli autonomi nella comunicazione adottata oggi nell’ambito del pacchetto per la mobilità. Si ricorda che le nuove tecnologie ormai danno nuove possibilità anche in chiave di trasporto, e sarebbe bene investire in mezzi, reti, infrastrutture. “Un investimento importante è ora dedicato allo sviluppo di veicoli senza conducente”. Il futuro di strade e autostrade d’Europa passerà da qui, un giorno. Quel giorno i veicoli automatizzati “dovranno fare affidamento su scambi di dati sicuri” non solo tra di essi, ma pure con le infrastrutture stradali, che a loro volta richiedono “una sufficiente e robusta capacità di rete per milioni di veicoli di interagire contemporaneamente”.
Servirà tempo, ma soprattutto serviranno soldi. Per avere mezzi con guida altamente automatizzata occorre costruire un’intera filiera: si rendono necessari nuove infrastrutture di telecomunicazione, reti satellitari e servizi per il posizionamento e la comunicazione tra veicoli, più gli interventi su strada, che dovrà essere dotata di sistemi che permettano alle auto del futuro di spostarsi senza inconvenienti. Difficile fare una stima di quanto servirà: solo per completare le arterie principali della grande rete di trasporto dell’Ue (reti Ten-T) occorreranno 740 miliardi di euro, secondo la Commissione Ue. Il trasporto non convenzionale potrebbe richiedere di più. Ma potrebbe anche rendere di più, visto che secondo stime del Fmi all’aumento dell’1% nella spesa per i trasporti convenzionali si traduce una crescita dell’1,5% del Pil.
Impatto sociale
La Commissione riconosce che le soluzioni altamente automatizzate di mobilità rappresentano una delle sfide più pressanti per l’Ue, ma allo stesso tempo un’opportunità. Perché quest’ultima sia colta vanno affrontate le dimensioni reali di un cambiamento “strutturale” non più solo all’orizzonte. Tale cambiamento “colpirà” attori del settore. La disoccupazione derivante dalla mancata richiesta di conducenti è una delle questioni che va affrontata nell’ambito delle politiche comunitarie a sostegno del pilastro sociale.
Nuove condizioni lavorative e salariali
E’ l’aspetto più dibattuto in seno al collegio, assicurano a Bruxelles. Proposte modifiche per il “cabotaggio”, le consegne compiute da camion stranieri sul suolo di un altro Stato membro dopo un viaggio internazionale. In base alle regole in vigore, un camion può compiere tre operazioni ‘extra’ su suolo straniero dopo aver compiuto quella oggetto del viaggio internazionale, a patto che le completi entro sette giorni. Ora si concede al camion di restare su suolo estero cinque giorni, ma per compiere un numero illimitato di prestazioni. Cambiano anche le retribuzioni: si considera come lavoratore distaccato all’estero un qualunque camionista che resti in un determinato Stato per più di tre giorni nell’arco del calendario mensile. Questo significa applicare condizioni retributive e contributive dello Stato in cui si trova per più di quelle 72 ore.
Verso la stretta sui veicoli pesanti
La Commissione ammette di avere in mente di introdurre nuovi standard di basse emissioni per i veicoli pesanti quali camion, autobus e pullman. Misure per ora non ancora sul tavolo, ma che appaiono obbligate, visto che questa categoria di veicoli rappresenta circa un quarto delle emissioni di CO2 totali del settore trasporti, e il dato potrebbe crescere del 10% da qui al 2030.
Carbon tax
La Commissione ragiona a uno sistema di pedaggio autostradale che funzioni da vera e propria carbon tax, una tassa sulle emissioni di anidride carbonica (CO2) per i veicoli più inquinanti. Il principio alla base di questa riflessione è il seguente: chi più inquina, più paga. Per questo Bruxelles ritiene migliore un sistema di “tariffe intelligenti” basato su un modello unico europeo di pedaggi che tenga conto della distanza chilometrica percorsa. Un siffatto diritto di percorrenza “riflette meglio” l’utilizzo effettivo dell’auto su strada e relative emissioni prodotte. Una simile innovazione che non colpirebbero l’Italia, dove già si applica un sistema di questo tipo. Ismail Ertug, portavoce del gruppo S&D per i trasporti, chiede di estendere questo sistema ad ogni categoria di viaggiatore su strada, inclusi automobilisti e trasportatori.
Ben venga BlaBlaCar
Per ridurre congestioni, emissioni, e promuovere un trasporto sostenibile, c’è poi l’esigenza per la Commissione di modificare le abitudini dei cittadini. Il cambiamento di mentalità è già in atto, e non può che spingere il mercato ad adeguarsi a una crescente domanda di nuove forme di viaggi. “Oggi la gente vuole più opzioni di mobilità”, rileva la Commissione europea. “Soprattutto tra le generazioni più giovani i servizi di mobilità condivisa sono sempre più popolari, e il possesso di un’auto di proprietà è sempre meno un’aspirazione”. Non si fanno nomi, ma servizi come BlaBlaCar0 sembrano rispondere all’evoluzione del mercato dei trasporti, ed è già stato oggetto di una comunicazione in cui la Commissione invitava a sostenere le nuove forme di economia collaborativa, di cui BlaBlaCar fa parte. Anche Uber rientra in questa categoria, e la comunicazione menzionata si è arenata subito per le resistenze degli Stati membri sui servizi taxi. Ma questa è un’altra storia.