Spoleto – “L’unico baluardo per il futuro delle aziende italiane è l’Europa. Altrimenti la globalizzazione le inghiottirà”. È più determinato del solito, Romano Prodi, che per dire la sua all’indomani dell’elezione di Emmanuel Macron all’Eliseo e dei deludenti risultati del G7 di Taormina sceglie l’insolito contesto di una fabbrica dalle parti di Spoleto, la Meccanotecnica Umbra, che di fatto è una piccola multinazionale a guida italiana di grande successo nel mondo, caso di eccellenza nella produzione di componenti per automobili, elettrodomestici e macchinari industriali. Spiega l’ex presidente della commissione europea: “All’epoca della prima globalizzazione, con la scoperta dell’America, l’Italia era divisa in una serie di stati troppo piccoli per dire la propria di fronte a potenze come erano allora l’Inghilterra, la Francia e la Spagna. Con la globalizzazione di oggi, quella di Google e di Amazon, la situazione è la stessa per l’Europa, divisa in paesi troppi piccoli per competere con gli Stati Uniti e con la Cina”.
Il caso di Meccanotecnica è paradigmatico: nata cinquant’anni fa come spin off della Fiat sotto l’impulso di Maria Sole Agnelli, sorella dell’Avvocato e per anni sindaco di Campello sul Clitunno, ha prosperato per decenni sotto l’ombra materna della casa torinese, per poi spiccare il volo una quindicina di anni fa, quando ha deciso di internazionalizzarsi, pur mantenendo saldamente le proprie radici in Italia, aprendo sedi in Europa e un po’ in tutto il mondo. E adesso i rapporti di forza si sono quasi invertiti: sono queste aziende di nicchia a dare ossigeno all’economia italiana. Lo dice chiaro e tondo Prodi: “Siamo un Paese particolarissimo. Non abbiamo più neanche una grande impresa davvero italiana, Fiat compresa. Abbiamo qualcosa come 2.500 realtà che, al pari di Meccanotecnica, operano in una nicchia strettissima del mercato. Senza la grande impresa, certo, ci manca qualcosa. Nelle nicchie però noi siamo fortissimi. E con tutti i problemi che abbiamo, riusciamo comunque a conservare una bilancia commerciale attiva, anche se non di molto”.
Il tono di Prodi si fa duro quando difende con orgoglio scelte che oggi gli vengono rimproverate, dall’allargamento dell’Unione Europea all’istituzione della moneta unica. “Se oggi la Polonia e i paesi baltici fossero stati fuori dall’Ue, avrebbero potuto subire lo stesso destino dell’Ucraina. Il conflitto con la Russia ci ricorda che non molto tempo fa, appena fuori da Trieste, dei popoli si sono massacrati. L’allargamento, certo, ha avuto dei problemi, ma ha offerto anche garanzie e sicurezza in tutta l’area”. E proprio sulla sicurezza, secondo Prodi, dovrebbe puntare oggi l’Europa. “Al G7 il presidente americano Donald Trump, anziché presenziare alla cerimonia finale, è andato a celebrare le sue truppe a Sigonella. Bene ha fatto la cancelliera tedesca Angela Merkel a esprimere con durezza l’esigenza che l’Europa debba riprendere una guida autonoma e forte. C’è bisogno di un rapporto sereno e costruttivo con gli Stati Uniti, certo, ma ‘chi pecora si fa, il lupo se la mangia…’. Secondo me è tempo di riprendere il discorso della comune difesa europea, con un sistema militare coordinato tra tutti i paesi. Uscito il Regno Unito, solo la Francia nell’Unione Europea oggi ha un arsenale paragonabile alle grandi potenze mondiali e ha certo interesse a rafforzare le difese europee, che nel tempo potrebbero dotarsi di una forza molto maggiore rispetto a quella di oggi. Questo potrebbe anche riequilibrare i rapporti di forza all’interno dello spazio europeo, che da anni sono decisamente sbilanciati a favore della Germania”.