Bruxelles – L’obiettivo è completare l’unione economica e monetaria entro il 2025. La Commissione europea è consapevole che esistono visioni diverse all’interno dei Paesi dell’Eurogruppo, che “non ci sarà mai una visione unica o un approccio da ‘uno per tutti’ su come andare avanti”, e allora il collegio dei commissari mette a punto un documento per agevolare il compito non facile. Si chiama ‘reflection paper’, ed è, come suggerisce il nome, un testo che aiuta a ragionare su modalità e tempistiche necessarie per andare avanti con il rafforzamento dell’Eurozona. L’obiettivo è creare “un ampio consenso” sulle riforme da adottare, hanno scandito i commissari economici del team Juncker, Pierre Moscovici (Affari economici) e Valdis Dombrovskis (Euro). Il testo si concentra però su questioni non nuove e su cui gli Stati si sono finora divisi. Appare difficile dunque difficile capire quanto verrà realizzato delle proposte messe nero su bianco nel documento.
Tornano gli eurobond, ma con altro nome
Tre le aree principali di intervento, con tanto di tabella di marcia: completamento di una “genuina” unione fiscale (da qui al 2019), raggiungimento di un’Unione economica più integrata, rafforzamento delle istituzioni dell’Eurozona (2020-2025). E’ nella seconda area che la Commissione propone forse il principale banco di prova per i governi: tornano gli Eurobond, ma sotto altro nome. L’esecutivo comunitario propone la creazione di ‘European Safe Assets’, ‘beni rifugio europei’ sulla falsa riga degli strumenti del Tesoro degli Stati Uniti, citati nel documento. La premessa dalla Commissione è la seguente: “L’attuale struttura del mercato delle obbligazioni sovrane e la grande esposizione delle banche al loro sistema nazionale hanno amplificato la volatilità del mercato, influenzando la stabilità del mercato finanziario”. In un simile contesto, quindi, “una risorsa europea sicura, denominata in euro e abbastanza significativa per diventare il punto di riferimento per i mercati finanziari europei, potrebbe creare numerosi vantaggi per i mercati finanziari e l’economia europea”. Difficile capire se quanto la Germania, sempre contraria a ‘ragionamenti’ di questo tipo, possa accettare la proposta della Commissione.
Un fondo monetario europeo e un alto rappresentante per l’Euro
E’ alla voce “ rafforzamento delle istituzioni dell’Eurozona” che la Commissione propone le maggiori novità. Si ripensa l’equilibrio dei poteri e la suddivisione delle competenze tra istituzioni. Un simile ripensamento può “giustificare”, a detta dell’esecutivo comunitario, la nomina di un presidente permanente dell’Eurogruppo, con funzioni di rappresentanza esterna dell’area Euro e soprattutto con seggio nel collegio di commissari. La Commissione propone la creazione di una sorta di Alto rappresentante dei Paesi con la moneta unico, una figura stile Mogherini ma con attribuzioni e competenze diverse.
Ma c’è di più. L’idea di un Tesoro dell’area Euro “può essere oggetto del dibattito” politico e “potrebbe essere preso in considerazione più in là” per il rafforzamento dell’Eurozona. Una simile struttura finirebbe “sotto la responsabilità di un ministro delle Finanze dell’Ue, che potrebbe anche presiedere l’Eurogruppo e l’Ecofin”. La Commissione cerca di accrescere i propri poteri di controllo in una materia delicata, e su cui i Parlamenti nazionali giocano un ruolo non da poco.
La Commissione spinge anche per la realizzazione di Fondo monetario europeo, da costruire sul fondo salva-Stati Esm, divenuto oggi elemento centrale nella gestione delle crisi dell’area Euro.
Evitare Euro zona a due velocità
Moscovici invoca “il coraggio politico per lavorare al rafforzamento e alla conclusione dell’Unione economica e monetaria”. Ne servirà davvero tanto, per quello che sembra essere un documento più utile a dividere gli Stati che a conferire loro elementi di convergenza politica. “Per noi l’obiettivo fondamentale è la convergenza della zona Euro”, sostiene il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici. Serve, “altrimenti la percezione per la zona euro diventa negativa”. La Commissione ritiene che “non si può avere un’Europa a due velocità con un’Eurozona a due velocità”. Quest’ultima è la vera sfida per gli Stati membri. “Se non c’è la capacità politica di ridurre le divergenze della zona Euro metterà in questione sulla stessa zona euro”