Bruxelles – “Non si può mettere in dubbio la volontà della Commissione europea di combattere l’evasione fiscale”, ma per una politica fiscale europea più efficace, “se in futuro si deciderà di procedere ad una revisione dei Trattati dell’Unione si dovrà prevedere una modifica alla regola dell’unanimità in materia fiscale, introducendo una maggioranza qualificata, magari molto forte, altrimenti in questo campo non andremo vanti”. Lo ha sostenuto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker intervenendo questo pomeriggio davanti alla Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sulla vicenda dei Panama Papers.
Il lussemburghese era in una posizione difficile oggi davanti ai deputati. Quando lui era premier del suo Paese furono siglati accordi fiscali con alcune multinazionali che consentivano loro di pagare un’inezia di imposte sui redditi percepiti in giro per tutta l’Unione. Juncker si è difeso ripetendo di “non aver mai discusso con un’azienda di regole fiscali specifiche, perché questa è una regola in Lussemburgo” per i primi ministri o i ministri delle Finanze. Sul perché il suo paese poi abbia fatto alcune scelte di imposizione fiscale che si sono rivelate molto vantaggiose per le aziende il presidente della Commissione ha detto che ai tempi, oltre dieci di anni fa, “eravamo in un altro mondo e giudicare oggi le scelte di allora non è possibile”.
Sven Giegold, a nome dei parlamentari Verdi, ha tentato di spingere Juncker ad ammettere “i propri errori”, ma non ci è riuscito. Anche l’eurodeputato però ammette che oggi “la Commissione europea ha cambiato tono”, in particolare rispetto agli anni degli esecutivi Barroso.
Juncker, diversamente da quanto accadde in Lussemburgo quando lui era premier, ha sostenuto oggi che “le imprese devono pagare le imposte lì dove generano profitti, e noi abbiamo avviato una vera rivoluzione, che si chiama trasparenza fiscale”. Il capo dell’esecutivo comunitari non ha ricevuto particolari contestazioni dai deputati, ed ha ammesso che ci sono “ancora cose da fare”, ma “stiamo lavorando in modo celere e tempestivo”, elencando poi una dozzina di proposte legislative che sono state adottate nell’ultimo anno per por fine al segreto bancario, al tax ruling (gli accordi preventivi che permettono alle grandi aziende di pagare pochissime tasse), allo scudo antifrode “per combattere le strategie di evasione, sul quale siamo andati anche oltre le raccomandazioni dell’Ocse perché lo vogliamo obbligatorio”.
La Commissione europea vuole anche, ha elencato ancora Juncker, “la pubblicità per le imposte pagate dalle imprese”, mentre “presenteremo proposte sugli intermediari finanziari (come quelli all’origine delle operazioni svelate dai Panama Papers, ndr) per contrastare l’evasione transfrontaliera.
“Vogliamo agire rapidamente e con decisione – ha aggiunto – anche sul fronte della protezione dei whistleblowers, con una proposta che sarà pronta nei prossimi mesi”. E sempre nei prossimi mesi, rispondendo alle contestazioni dei deputati sulle lacune di un paio di liste presentate negli scorsi mesi “presenteremo una lista dei paradisi fiscali, che va completata, avete ragione. Per questo lavoro abbiamo chiesto aiuto anche agli Stati membri, e vogliamo presentarla entro fine anno”.