“Totti è la Roma”. Per tutti quelli che lo amano, questa è una verità indiscussa. Ma non è che una parte della verità, più grande, grande come l’autore delle gesta sportive compiute in 25 di lunga carriera. Francesco Totti è la storia del calcio e di conseguenza patrimonio dell’umanità. E’ questa la verità: Totti è di tutti. La coppa del mondo sollevata nel 2006 nei cieli di Germania è lì a ricordare che Totti è sì un figlio di Roma e della Roma, ma che di questo figlio di Roma se n’è giovata l’Italia tutta e con essa, il suo calcio. Vedere un premier canadese indossare la maglia numero 10 di Totti nel giorno dell’addio del capitano romanista, serve solo a dimostrare la dimensione del fenomeno Totti. Canada, non proprio terra di calcio. Hockey e basket vengono prima del soccer, ma davanti a Totti gli ordini si invertono e si sovvertono. Ecco quindi Justin Trudeau approfittare del G7 a Taormina per andare allo stadio a vedere l’ultima apparizione del simbolo di Roma. Nel bene o nel male, un appuntamento con la storia.
Già, la storia. Totti l’ha riscritta domenica dopo domenica, gol dopo gol, impresa dopo impresa. Basterebbe citare lo scudetto, avvenimento non proprio ricorrente a Roma. Ma non sarebbe sufficiente, perché Totti ha rappresentato la rinascita del calcio giallo-rosso. Capitano di una squadra capace di stare ai vertici del calcio tricolore per più di un decennio, nelle prime tre posizioni per 11 volte negli ultimi 17 campionati. Recordman di presenze in Serie A (619), secondo dietro a Paolo Maldini, secondo marcatore di tutti i tempi con 250 gol, tutti con la stessa maglia. Come lui nessuno mai. Così come nessuno, prima di lui, era stato in grado di segnare in campionato 11 gol nel derby. Il record di Dino Da Costa stabilito negli anni Cinquanta (9) ed eguagliato solo all’inizio del nuovo secolo, è impallidito – o per meglio dire, è ingiallito – davanti ai gol del talento di porta Metronia. Per la Roma è diventato il più grande marcatore, superando e distanziando (e di tanto, pure!) quel Roberto Pruzzo tra gli uomini simbolo del secondo scudetto e beniamino mai dimenticato dal tifo romanista. Capitano, capocannoniere, scarpa d’oro, campione d’Italia e del mondo. E poi i cucchiai, gli assist, i suoi tocchi di palla, quello che cioè che ha fatto di Totti, Totti. Logico che tutti ne parlino.
Con la partita di ieri esce dal campo una persona fuori dal comune. Spiace solo non poter parlare di un campioni vero, perché errori ne ha commessi anche lui, a riprova del fatto che anche i fenomeni sono umani e non così extraterrestri come sembra. Sputare agli avversari come nel caso di Poulsen e dare calci come quello rifilato a Balotelli non rende campione nessuno. Ma nel giorno del ritiro, tutto è dimenticato e perdonato. “Francesco Totti termina una carriera di 25 anni”. Lo racconta l’Abc, il principale canale d’informazione dell’Australia. Australia, avete capito bene. “Addio Totti, genio creativo sinonimo di lealtà”, il titolo di commiato scelto in India dal Firstpost. Si è detto tanto e di tutto su Totti, in questi giorni. Mancava solo l’ultimo tributo dal resto del mondo. Ecco quindi la fenomeno planetario di Totti. Se è vero che è Totti e la Roma, allora Totti ha riportato Roma al centro del mondo. Persino la tifoseria laziale gli ha dedicato una lettera. Che non si dica, dunque, che Totti sia la Roma. Totti è di più, molto di più.