E ora si deve fare sul serio. Il G7 di Taormina ha messo in tutta evidenza come nell’era di Donald Trump quel tavolo, perché sostanzialmente abbandonato dagli Usa, sia diventato solo una riunione tra potenti, e non più il caminetto dove i grandi del Mondo occidentale delineano strategie comuni (anche sbagliandole). Se continuasse così, potrebbe diventare inutile riunirsi, tentazione da evitare perché un luogo di possibile dialogo va tenuto aperto, pur se per qualche anno potrebbe rivelarsi poco produttivo.
Dopo l’abbandono degli Usa del G7, nel giro del prossimo paio di anni la Gran Bretagna sarà fuori dall’Unione europea, e così tutto un mondo di relazioni europee e transatlantiche sparirà, andrà cioè rifondato quasi dal principio. Il “mondo anglosassone”, in un modo o nell’altro, lascia l’Europa, che dovrà far da sola, come ha detto ieri, con particolare enfasi, la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Noi europei – ha detto la cancelliera durante un comizio elettorale – dobbiamo veramente prendere il nostro destino nelle nostre mani. Naturalmente dobbiamo avere relazioni amichevoli con gli Stati Uniti e il Regno Unito e con altri vicini, inclusa la Russia, ma dobbiamo essere noi stessi a combattere per il nostro futuro”.
Merkel non è amata da tanti in Europa, ma questa volta, grazie alla libertà che le concedeva parlare e in un comizio elettorale e non in un discorso istituzionale, ha detto la cosa giusta. Sarà una stagione difficilissima per tutta l’Unione. In Germania lo sarà certamente meno che in altri Paesi, ma non per questo Merkel si tira indietro, conosce il valore dell’Unione. Gli altri 26 che restano devono riuscire anche loro a selezionare una classe dirigente in grado di vedere e capire le sfide. In grado di spiegare ai cittadini che il quadro è cambiato e alcune sicurezze che avevamo non ci sono più. Che gli equilibri sono cambiati, che siamo un po’ più deboli di soltanto un anno fa. E che non esistono risposte semplici a problemi complessi. Non esistono sul commercio, sulla difesa, sui diritti, sulla sicurezza, sul terrorismo (unico tema sul quale un po’ più di unità si dimostra, al netto dei gravi leaks statunitensi sulle informazioni britanniche dopo l’attentato a Manchester). Esistono risposte diverse, ma mai semplici.
Ora gli equilibri economici, politici, e di sicurezza stabiliti nel corso di settant’anni sono saltati. L’Europa non è “sola”, un dialogo e una condivisione di interessi e valori resta ma, è giunto il momento nel quale l’Unione deve essere in grado di offrire la sua visione del Mondo, delle relazioni internazionali, delle scelte economiche, e deve farsi farsi leader in questo. Sbagliato sarebbe dire “allora facciamo da soli”, la risposta giusta è riuscire a farsi forza trainante ed indispensabile, punto di riferimento mondiale di valori e di economia tale da non poterne prescindere. Questa è un’Europa forte, un’Europa in grado di guardare al domani e di difendere i propri principi in economia e nel sociale, nella politica estera e nei diritti umani. L’Europa che deve saper ri-nascere adesso.