Bruxelles – Più controlli in Europa, purché non li faccia l’Europa. Sembra essere questo l’orientamento degli Stati membri sulla questione delle emissioni dei veicoli a motore nell’Ue. I ministri responsabili per le questioni di competitività hanno approvato a maggioranza qualificata il testo che stabilisce che ci debba essere un meccanismo comunitario di monitoraggio delle emissioni delle auto. Su come farlo, però, è ancora tutto da vedere. Le delegazione condividono i principi di sostenibilità, certezza e armonizzazione, ma nella pratica su tipo e numeri di controlli, e autorità sanzionatoria, si defilano.
La proposta di regolamento stabilisce che si debba effettuare almeno una verifica ogni 50mila veicoli nuovi immatricolati nello Stato membro nell’anno precedente, con la Slovacchia che frena e chiede che siano gli Stati a stabilire quanti test effettuare, e la Repubblica ceca che insiste sulla necessità di avere “controlli proporzionati”. Anche il Belgio solleva dubbi relativi al capitolo degli obblighi delle autorità di vigilanza del mercato. Non si vogliono “impatti”. La sorveglianza dei mercati, in sostanza, deve restare prerogativa delle autorità nazionali. Anche la Lettonia non nasconde timori per sorveglianza congiunta e la possibilità per la Commissione europea di imporre multe a chi sfora. “Multe amministrative a livello europeo” è quello che chiede il commissario per l’Industria, Elzbieta Bienkowska, e la possibilità è prevista dal testo che dovrà essere approvato in sede di negoziato con il Parlamento. “Se parliamo di mercato unico, come possiamo trasmettere il concetto se poi lo stesso problema lo trattiamo in 27 modi diversi?”, la posizione di Bienkowska.
Multe europee però non se ne vogliono. D’accordo con il principio per cui vanno sanzionati il rilascio di dichiarazioni false durante le procedure di omologazione o le procedure di richiamo, la falsificazione dei risultati delle prove di omologazione, la mancata comunicazione di dati o specifiche tecniche che potrebbero condurre al richiamo di veicoli, e il rifiuto di dare accesso a informazioni. Gli interventi in questi casi devono restare però nel campo delle autorità nazionali. L’idea di multe comunitarie piace ai britannici, che però stanno per lasciare l’Ue e le sue regole, e piace ai francesi, per ovvi motivi industriali. “Dobbiamo dimostrare che l’Unione europea ha appreso la lezione dello scandalo Volkswagen“, le parole del ministro di Parigi. Per la Germania “devono essere gli Stati membri a coordinare il rispetto” delle nuove regole, la Lettonia ammette di essere perplessa all’idea di multe imposte e calcolate da Bruxelles, e la Romania suggerisce di limitare interventi della Commissione solo a “gravi casi di non rispetto” delle regole o in caso intervento degli Stati. Il consiglio dunque approva solo il principio delle nuove regole, mentre le regole sono ancora soggetto a cambiamenti e ripensamenti. Si va a negoziare con il Parlamento partendo da questa posizione. Il meccanismo europeo di sorveglianza dei veicoli a motore rischia di poter essere nazionale.