Bruxelles – “Il Giudice di pace definisce il 50% del contenzioso civile con un iter giudiziario mediamente inferiore ad un anno. A tanti oneri di lavoro e di rapidità di svolgimento delle funzioni, non corrisponde adeguato trattamento, non solo giuridico, ma anche economico e previdenziale”. Così ha scritto la presidente della commissione per le petizioni del Parlamento europeo, Cecilia Wikstrom, in una lettera indirizzata al ministro della Giustizia italiano Andrea Orlando. Una presa di posizione forte dalla parte dei giudici, che in questi giorni stanno protestando contro la riforma della giustizia voluta dal governo.
“C’è la piena consapevolezza – continua la lettera – da parte dei membri di questa commissione sulla particolarità della pregressa situazione italiana, dal momento che nel panorama europeo i giudici onorari non svolgono a titolo esclusivo questi compiti di amministrazione della giustizia”, ad ogni modo il Parlamento europeo auspica “che il confronto in corso tra governo italiano e Commissione europea possa produrre un compromesso ragionevole che garantisca i loro diritti”. “La politica irresponsabile del Ministro Orlando, se non sarà oggetto di un radicale ripensamento, determinerà già entro l’anno il deferimento dell’Italia dinanzi alla Corte di Giustizia Europea”, attaccano in un comunicato Maria Flora Di Giovanni e Alberto Rossi, presidente nazionale e segretario generale dell’Unione nazionale giudici di pace (Unigipa). Questo sia per “la lentezza dei processi, che causano una perdita del Pil quantificata dall’Ue in circa 40-60 miliardi di euro l’anno, sia per il trattamento economico e previdenziale discriminatorio dei giudici di pace e della magistratura onoraria”, concludono i due rappresentanti dei magistrati.
Intanto continua lo sciopero record dei giudici di pace. Giunto alla terza settimana consecutiva, si protrarrà fino all’11 giugno, mentre il 6 incroceranno le braccia per una settimana anche i pubblici ministeri onorari ed i giudici onorati di Tribunale. Domani i giudici di pace protesteranno a Roma, di fronte al palazzo della Camera, a Piazza Montecitorio, in concomitanza con l’esame alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato del progetto di riforma del Governo, del quale chiedono il ritiro, insieme alle dimissioni del ministro Orlando.