Roma – Rinnovare le sanzioni contro Mosca per la crisi ucraina, trovare un’intesa su come dare piena attuazione all’accordo di Parigi sul clima, ribadire che la questione migratoria è un fenomeno globale, che serve un impegno comune a livello internazionale per sconfiggere l’Isis, e trovare la via giusta per governare la globalizzazione senza imporre restrizioni ai commerci. Sono questi gli obbiettivi con cui l’Ue si siede al tavolo del G7 di Taormina, rappresentata dai presidenti della Commissione, Jean Claude Juncker, e del Consiglio europeo, Donald Tusk.
“Mi aspetto che il G7 mostri unità rispetto al conflitto in Ucraina”, indica Tusk nella conferenza stampa congiunta prima dell’inizio dei lavori. Ricordando che l’unica soluzione al conflitto è “la piena implementazione dell’accordo di Minsk”, il polacco aggiunge che, “dal G7 in Giappone, non abbiamo visto nulla che possa giustificare un cambiamento della politica sanzionatoria verso la Russia. Quindi mi appellerò agli altri leader del G7 per confermare questa politica”. Un appello che ha buone chance di essere accolto, perché “l’impressione è che sulla questione ucraina le nostre posizioni e quelle del presidente Trump siano molto vicine” e si può trovare un accordo comune“.
Il polacco interviene anche sulla crisi siriana, attribuendo “una speciale responsabilità a chi, come l’Iran e la Russia, è coinvolto e coopera con il Regime di Assad”. Questi due Paesi, tuona, “invece di perdere tempo dovrebbero esercitare la loro influenza per raggiungere un vero cessate il fuoco, porre fine all’uso di armi chimiche e assicurare accesso agli aiuti umanitari a tutte le persone che ne hanno necessità”. Anche su questo, le posizioni di Bruxelles non sembrano molto distanti da quelle dell’amministrazione statunitense.
La ricerca di una sintonia è invece più complicata su altri temi, quelli della lotta ai cambiamenti climatici, e delle regole sul commercio internazionale. Su questi dossier delicati è Juncker a intervenire. Riguardo al clima è lapidario: “Crediamo che l’accordo di Parigi debba essere implementato interamente, e questo è il modo in cui condurremo la discussione”. Sul commercio internazionale si sofferma di più, invece, per sottolineare come “da europei crediamo in una società aperta e cerchiamo soluzioni multilaterali. Crediamo nei ponti e non nei muri”. L’obbiettivo, spiega il lussemburghese, è di “lavorare anche per quei 45% di europei che credono che la globalizzazione sia una minaccia e non un’opportunità”.
La difesa dell’apertura dei mercati contro le spinte protezioniste che vengono da Trump sarà dunque una priorità per l’Ue. Anche perché, indica Juncker, “circa un terzo del nostro Pil proviene dal commercio con l’estero”, e “un posto di lavoro su 7 in Europa dipende alle esportazioni”. Raggiungere un’intesa su questo dossier, è forse l’elemento che più di tutti rende il ruolo di mediazione della presidenza italiana del G7 “difficile”, come lo descrive lo stesso presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
Sul tavolo dei grandi della Terra anche la questione migratoria. “Il principale obbiettivo” in tal proposito, secondo Tusk, “è tenere unito il G7” nel ribadire che “la questione migratoria è una questione globale, non locale o regionale”, e che “ciò di cui abbiamo bisogno è unità e solidarietà a livello globale”.
Diverse domande dei giornalisti hanno poi riguardato il primo confronto avvenuto tra Tusk, Juncker e Trump. Il presidente della Commissione ha smentito che la posizione dello statunitense si sia irrigidita sulla questione del surplus tedesco: “E’ stato un incontro amichevole e costruttivo”. In merito al confronto, Tusk sottolinea invice di essere stato “positivamente impressionato dal commento di Trump sulla Brexit, perché è stato chiaro per entrambi che l’Ue a 27 è più forte dopo la Brexit che prima”.