Roma – Erano quasi le 19, ieri ad Atene, quando nell’auto dell’ex primo ministro Loukas Papademos è scoppiata una lettera-bomba che lo ha ferito gravemente all’addome, alle braccia e alle gambe. L’ex primo ministro, già governatore della Banca centrale ellenica, non è in pericolo di vita. L’attentato che lo ha colpito, secondo fonti militari greche, rientra in una ripresa delle attività di gruppi anarchici, come dimostrerebbero il lancio di una molotov nel cortile del ministero della Cultura, qualche giorno fa, e il ritrovamento di una busta con proiettili indirizzata all’Agenzia delle entrate.
Atene è attualmente impegnata in un delicato dialogo con i partner europei. Dopo aver di recente approvato nuove misure di austerità, rispondendo alle richieste dai creditori ma scatenando le proteste della piazza, non è ancora riuscita a ottenere un accordo dell’Eurogruppo sulla ristrutturazione del debito. Non sembra dunque casuale che a finire nel mirino sia stato Papademos, che ha guidato un governo di coalizione tra il 2011 e il 2012, gestendo una delle fasi più acute della crisi greca, in seguito alle dimissioni del suo predecessore, George Papandreu, che aveva proposto un referendum sulla permanenza di Atene nell’Euro. Una gestione che fu accusato di aver condotto favorendo gli interessi dei creditori internazionali.