Bruxelles – “Dovremmo avere delle risorse a disposizione sette giorni su sette, 24 al giorno”, ed essere “più flessibili e agili in futuro”. A lanciare l’appello è Udo Helmbrecht, direttore dell’Enisa, l’agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione, che quest’anno ha già dovuto incassare un “no” della Commissione Ue davanti alla sua richiesta di ricevere 5 milioni di euro supplementari per la sua agenzia. L’Enisa ha sede ad Atene, conta 84 dipendenti e ha un bilancio annuale di 11 milioni di euro, troppo poco per difendere l’intero continente dalle minacce informatiche. Il recente attacco del virus WannaCry è stato, secondo Helmbrecht, il primo test per un’Unione che ha risposto aumentando la collaborazione fra le autorità per la cybersicurezza degli Stati membri, ma resta ancora molto da fare.
Prima di diventare direttore dell’Enisa, Helmbrecht era a capo dell’agenzia tedesca per la sicurezza di internet, che adesso arruola fra le sue file 600 dipendenti, oltre sette volte quanti ne ha a disposizione la sua sorella maggiore europea. “Quando si parla di cybersicurezza, bisogna anche parlare di priorità. Diciamo che tutto deve diventare digitale e che il settore dell’Ict è la colonna vertebrale della nostra società. Ora, se un responsabile politico fa queste dichiarazioni, deve anche metterci dei soldi”, sottolinea Helmbrecht.
L’11 maggio il vicepresidente della Commissione Ue per il Mercato unico digitale, Andrus Ansip, ha visitato la sede dell’Enisa e ha annunciato che a settembre presenterà una proposta per rivedere il mandato giuridico dell’agenzia e una serie di nuove politiche per la cybersicurezza in Europa.