Bruxelles – In Europa c’è un potenziale non sfruttato, un esercito silenzioso di persone fuori dal mercato del lavoro pronto per entrarvi ma che non viene intercettato. Eurostat stima che nel 2016 siano stati almeno 11,3 milioni i cittadini Ue potenzialmente impiegabili nel mercato del lavoro eppure lasciati al di fuori di esso. Sono due le categorie di cittadini che scappano ai contratti di lavoro tra la fascia di età compresa tra i 15 e i 74 anni. Da una parte ci sono quanti sono idonei e pronti a lavorare, ma disoccupati da lungo tempo e tanto scoraggiati da non cercare più un lavoro (8,8 milioni). Non facile, individuarli. Dall’altra parte ci sono quelle persone che cercano un impiego ma che non sono disponibili a lavorare da subito (2,3 milioni). Si tratta in particolare di studenti in corso o a fine ciclo di studi.
L’Italia è il Paese a cui spetta il triste primato in questa speciale classifica. Mentre il tasso Ue del potenziale occupazionale non utilizzato è del 4,5% della forza lavoro, quello italiano è del 13%. In termini assoluti ci sono in totale 3,4 milioni di nazionali tra idonei non alla ricerca (3,3 milioni) e quanti cercano posti di lavoro ma non per l’immediato (109mila persone).
Dai dati Eurostat relativi alla sola fascia di popolazione considerata “giovane” (15-24 anni), emerge come siano più gli sfiduciati dei motivati. In tutta l’Ue ci sono 1,7 milioni di giovani leve che hanno smesso di cercare un impiego, contro i 692mila che invece guardano annunci e fanno application per impieghi non immediati. Anche in questo è l’Italia il primo Paese: quasi un terzo del potenziale occupazionale europeo giovane non sfruttato (512mila persone) si trova nel Paese.