Bruxelles – L’Italia è il primo Stato dell’Unione europea per numero di operazioni militari all’estero e di uomini impiegati. Lo dice un rapporto dell’Institut Thomas More (Itm), think-tank liberal-conservatore indipendente con sede a Bruxelles e Parigi. Il nostro Paese impiega 6.900 uomini in 29 “operazioni esterne”: numeri che gli valgono il primo posto, davanti a Francia con 6.150 uomini (15 operazioni), Regno Unito con poco più di 4.000 (20 operazioni) e la Germania con 4.070 (14 operazioni). Il più importante fattore di mobilitazione delle truppe – fa notare l’Istituto di ricerca – è attualmente la lotta all’Isis: i britannici vi impiegano 1.350 uomini, gli italiani 1.300 e la Francia 1.200.
“La spesa di difesa europea è molto concentrata ed ha un rendimento basso”, critica l’Itm, mostrando come nell’Ue cinque Paesi (Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Spagna) rappresentino più del 75% delle spese totali europee. In totale la spesa dell’Ue, come denunciato di recente dall’Alto rappresentante dell’Ue Federica Mogherini, è due volte inferiore a quella degli Stati Uniti, ma soprattutto, a causa della sua frammentazione, il suo rendimento equivale soltanto al 15% delle spese americane. Gli Stati che contribuiscono di più sono attualmente la Gran Bretagna (23%) con 52 miliardi e la Francia (21%) con 47, Germania (17%, 38 miliardi), mentre l’Italia è al 10% (22 miliardi). L’Unione europea in tutto spende 228 miliardi, l’1,2% del suo Pil.
Alla vigilia del summit Nato del 25-26 maggio, la Commissione ha tenuto oggi un dibattito orientativo sul futuro della difesa europea. “La sicurezza e la difesa sono per l’Unione europea priorità perché tali sono per tutti i nostri concittadini. Dall’anno scorso continuiamo a potenziare la nostra difesa europea per affermarci con sempre maggior efficacia come garanti della sicurezza sia all’interno sia all’esterno dei nostri confini, investendo più risorse, intensificando la cooperazione fra gli Stati membri e avviandoci verso una cooperazione più stretta con la Nato”, ha dichiarato Mogherini durante il dibattito sottolineando che “in quanto Unione europea dobbiamo assumere le nostre responsabilità in un mondo in mutamento”.
Jyrki Katainen, commissario all’Occupazione e la crescita, ha aggiunto: “Per rafforzare la politica europea di difesa è necessario servirsi in modo più efficiente dei bilanci per la difesa a disposizione. Le decisioni sugli investimenti in materia restano però nelle mani degli Stati membri”. “Eppure – secondo Katainen – ci sono solidissimi motivi economici e industriali che spingono a intensificare la cooperazione, per esempio riguardo alla ricerca e alle commesse della difesa”. In vista della conferenza europea ad alto livello sulla Difesa e la sicurezza, che si terrà il 7 giugno a Praga, la Commissione ha annunciato che varerà il fondo europeo per la difesa fissato nel piano d’azione europeo in materia di difesa. Inoltre, Bruxelles presenterà, sempre il 7 giugno, un documento di riflessione a più lungo termine nel quale indicherà gli scenari possibili per il futuro del settore della difesa europea.
Si stima che la mancanza di cooperazione tra gli Stati membri nel settore della difesa e della sicurezza costi ogni anno tra 25 e 100 miliardi di euro. L’80 % delle commesse e oltre il 90% della ricerca e tecnologia sono limitati alla dimensione nazionale. Mettendo in comune le commesse si potrebbe risparmiare fino al 30% della spesa annuale per la difesa, ha sottolineato la Commissione europea.