Roma – Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni vola a Parigi e incassa il riconoscimento e il sostegno da parte del neo inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, sulla richiesta di una politica comune europea per l’immigrazione. Sulle questioni economiche, però, il discorso è più complesso, e il comune intento per un’Europa e un’Eurozona “più forti” è incanalato su una prospettiva di più lungo periodo, cosa che si riflette in un aumento delle pressioni per la fine anticipata della legislatura.
Il presidente francese ha manifestato “l’auspicio della Francia di lavorare con l’Italia e la Germania e con tutti i Paesi che vogliono avanzare per rilanciare le prospettive europee”. Tuttavia, “nell’immediato” è alle politiche migratorie comuni, a partire dalla riforma del regolamento di Dublino sull’asilo, che si è riferito. Per le questioni economiche va invece stabilita “una road map che consentirà di arrivare a costruire un budget comune” e una governance della Zona euro “che consenta di ridurre le divergenze tra le nostre economie, che hanno creato delle tensioni finanziarie di cui l’Italia ha patito negli ultimi anni”.
È stato lo stesso Gentiloni ad ammettere che “non sarà un processo immediato” quello dello “sviluppo della nostra unione monetaria sempre più verso un’unione fiscale e un’unione bancaria”. Per l’inquilino di Palazzo Chigi, “l’importante è cominciare e andare nella giusta direzione, su regole comuni che l’Italia vuole rispettare”, ma “che devono sempre più incoraggiare la convergenza e non le differenze tra i diversi paesi europei”.
La marcia è cominciata, dunque, ma il traguardo è lontano. Così, mentre l’esecutivo riceve dalla Commissione europea le raccomandazioni economiche da rispettare con la manovra da presentare a metà ottobre, il termometro della politica italiana fa segnare temperatura in aumento per la febbre da elezioni anticipate. Un’apertura a questa ipotesi l’ha fatta il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che è in cerca di un’intesa con il Pd. Per ora sulla legge elettorale, ma in futuro potrebbe trasformarsi anche in coalizione di governo.
In un’intervista alla Stampa, il capogruppo del Pd, Ettore Rosato, ha colto l’apertura per dire che “il voto anticipato non è certo un tabù”, ma “può essere l’epilogo naturale di una legge (elettorale, ndr) fatta con attenzion” e “senza perdere più tempo, prima dell’estate”. Poi, per essere più chiaro, ha aggiunto che “consentire a un nuovo governo di fare la legge di bilancio, impostando il suo mandato nei prossimi cinque anni sarebbe più logico”. È la conferma che l’azionista di maggioranza dell’esecutivo Gentiloni, il Partito democratico, è determinato ad andare al voto subito dopo l’estate.
In questo modo, la legge di bilancio diventerebbe tema da campagna elettorale, con la consapevolezza che a mantenere le promesse ci si penserà dopo il voto. A quel punto, chi avrà il compito di farlo potrà scegliere se mantenere quelle fatte agli elettori o gli impegni presi dall’Italia nei confronti di Bruxelles. La prossima settimana, con il previsto arrivo della riforma elettorale in Aula alla Camera, si capirà meglio se l’iter della legge ha chance di procedere spedito, fermo restando che i numeri incerti del Senato possono sempre rimettere tutto in discussione.