Bruxelles – Gli Stati membri devono accelerare il processo di accoglienza dei migranti giunti in Italia e in Grecia. Anche il Parlamento europeo chiede che si dia seguito all’accordo sul ricollocamento dei richiedenti asilo. In una risoluzione approvata a larga maggioranza (398 sì, 134 no, 41 astenuti), l’Aula riunita a Strasburgo ha esortato una volta di più i governi a tender fede agli impegni, dando priorità al ricollocamento dei minori non accompagnati e ai soggetti più vulnerabili. La risoluzione è non legislativa e il voto non è dunque vincolante, ma esprime pur sempre un’opinione politica dell’istituzione comunitaria.
Anche la Commissione europea ha espresso fastidio per i ritardi con cui procedono i ricollocamenti, lasciando intendere di essere pronta ad avviare sanzioni. Anche il Parlamento ricorda che allo stato attuale delle cose solo Malta e Finlandia stanno rispettando gli impegni, mentre gli altri sono ancora indietro. Di 108mila migranti fermi in Italia e Grecia e da redistribuire tra i Paesi membri, appena 18.865 ne sono stati presi dai due Paesi in prima linea. Vuol dire l’11%. Troppo poco. Il Parlamento critica la lentezza con cui si lavora per raggiungere gli obiettivi: quattro Stati membri si sono fatti carico di un numero “estremamente limitato” di richiedenti asilo (la Polonia addirittura di nessuno), mentre due Stati membri ancora non hanno iniziato a partecipare al programma (Austria e Ungheria). L’Ue si era data tempo due anni per attuare il programma, che scadono a settembre. Per il Parlamento “deve essere chiaro che se anche non si raggiungono gli obiettivi di ricollocamento entro settembre, gli Stati devono continuare a trasferire i richiedenti che ne hanno diritto”.
Polemica la Lega Nord, che ha votato contro lo schema di ricollocamenti e presentato una nuova proposta di risoluzione, respinta dall’Aula. I due anni previsti dall’accordo stanno terminando ma i profughi ricollocati sono ancora troppo pochi, lamenta Lorenzo Fontana, europarlamentare della Lega e vicesegretario federale del partito. “Per questo abbiamo presentato una nostra proposta alternativa, che prevede il blocco degli arrivi, rimpatri, aiuti nei Paesi d’origine e massima trasparenza sul ruolo delle Ong”.