Berlino – “Se il governo britannico dirà che la libera circolazione delle persone non sarà più valida, questo avrà conseguenze molto concrete”, ha dichiarato Angela Merkel, la cancelliera tedesca, durante l’incontro a Berlino del G20 sui diritti dei lavoratori nel futuro e sulla parità di genere.
La Kanzlerin manda un messaggio chiaro all’inquilina di Downing Street 10, Theresa May, e, rispondendo ad una domanda di una delegata dei sindacati britannici, non esclude ostacoli o compensazioni nel caso in cui la la Gran Bretagna intraprendesse una politica del lavoro e climatica mirata al dumping salariale. “Se per esempio le normative ambientali saranno meno strette di quelle in Ue, questo potrebbe mutare la competitività e quindi l’Europa potrebbe cambiare le sue normative o reagire”, ha dichiarato Merkel.
L’incontro, tra la presidente di turno del gruppo G20 e i delegati sindacali dei paesi aderenti, non ha guardato solo alla Brexit, ma si è occupato anche della discussione delle condizioni di lavoro nei paesi del sud est asiatico e in Africa, dove i diritti sono ben lontani dagli standard europei. In particolare si è parlato del ruolo dei migranti all’interno della forza lavoro tedesca, con un accenno al ruolo dell’Italia.
Merkel ha riconosciuto il grande ruolo svolto da Roma nell’accoglienza, ricordando agli altri stati che l’Italia va aiutata in questo suo sforzo, “E’ rimasta sola e la Germania ha deciso di accogliere 500 individui al mese. Ma dobbiamo fare in modo che l’Italia possa rimpatriare coloro che non hanno lo status secondo gli accordi internazionali”, ha aggiunto la cancelliera. Da qui si è giunti ad un possibile modello di integrazione per i rifugiati, basato sulla formazione professionale, riuscendo così a creare una forza lavoro specializzata che una volta tornata nel proprio paese possa essere in grado di apportare la knowledge adatta allo sviluppo del tessuto industriale.
E ancora sulle migrazioni, secondo la cancelliera, la soluzione sarebbe quella di creare le condizioni affinché nessuno si trovi costretto a lasciare il proprio paese, trovando un dialogo con i Paesi africani. “Dal punto di vista dei rifugiati in Libia abbiamo delle condizioni insostenibili, la Libia è l’unico Paese in cui l’alto commissariato Onu per i rifugiati non ha accesso ai campi profughi, dobbiamo trovare altri paesi con i quali possiamo avere un dialogo e una collaborazione”.
Non ultimo il tema del Ceta, grande preoccupazione dei rappresentanti sindacali tedeschi e canadesi. La richiesta di una maggiore attenzione e trasparenza negli accordi commerciali per i diritti dei lavoratori ha trovato il favore della cancelliera, che ha messo in evidenza l’esigenza di avere degli organismi regolatori che siano trasparenti e che possano garantire uguaglianza a tutti i lavoratori, aumentandone il potere contrattuale.
“Uguaglianza che – ha ricordato Merkel – siamo ancora molto distanti dal raggiungere, in particolare quella di genere. La differenza di reddito tra uomini e donne è del 25% e il nostro obiettivo, come G20, è quello di arrivare ad un’assoluta parità entro il 2025.”
L’impegno della cancelliera è quello di mediare con gli altri 19 paesi al fine di trovare soluzioni condivise che mettano d’accordo gli investimenti con i diritti dei lavoratori, in particolare di quelli più giovani. “Ci sono 450 milioni di persone che lavorano nella catena delle materie prime. Abbiamo bisogno che queste persone godano degli stessi diritti e di un salario equo”. Merkel ha continuato rilanciando l’idea di una formazione continua per i giovani e una crescita inclusiva che crei posti di lavoro, rilanciando l’apertura della società contro il protezionismo, si legga Trump, che sarebbe un ostacolo al progresso.