Poco meno di un anno fa, a dire il vero non senza un certo orgoglio, riuscii ad organizzare un concerto della cantante folk/blues canadese Lynne Hanson proprio vicino al Berlaymont, nel Centro di Bruxelles (presso il Ristorante italiano Egò). Essendosi trattato di una performance acustica, solo voce e chitarra, ero curioso di vederla cantare anche insieme alla sua band The Good Intentions, nell’unica tappa “belga” del suo tour europeo 2017, organizzato per presentare l’ultimo album, intitolato Univen ground, uscito nell’aprile scorso. Ho quindi raggiunto l’Het Keizeshof – a Turnhout nelle Fiandre – il risto/pub dall’impronunciabile nome dove si è tenuto l’evento, dotato di un ottimo impianto e di un apposito spazio, ben attrezzato di tutto il necessario per questo tipo di occasioni, comprese le luci di scena (cosa abbastanza rara). La sala, con un centinaio di posti disponibili, è completamente piena di gente che, come normalmente accade in questo paese, silenziosamente aspetta di godersi una serata di musica. Lynne Hanson sale per ultima sul palco – dopo che chitarrista, bassista, e batterista hanno già raggiunto la propria postazione – iniziando con le note di Carry me home, pezzo elettrico piuttosto energico che apre anche il succitato disco.
Quello che mi è sempre piaciuto delle canzoni di quest’artista è la capacità di tradurre in musica e parole tutte le sue emozioni, senza nascondere nulla della propria personalità. E così, quasi da ogni brano (come ad esempio nella dolcissima Broken with you), emerge una persona tanto forte quanto fragile che parla sì di ferite e cicatrici, ma anche di come saperne affrontare il dolore e, con pazienza, riuscirne a superare il peso. Il blues sporco di Gravedigger, mostra invece il sangue da storyteller noir che scorre nelle vene della Hanson, mentre ci racconta di un inquietante personaggio che di notte uccide e sotterra cadaveri presso porti e ferrovie. Quando intona Foolish game, da sola con la sua chitarra, tradisce qualche emozione visto il grado di intimità del pezzo, ma il massimo dell’attenzione dalla platea lo raggiunge quando introduce il la ballata da brividi Just for now, dedicata a un caro amico ma soprattutto al padre, purtroppo scomparsi nel 2016.
E così, in un alternarsi di episodi lenti ed up-tempo, il concerto volge al termine con la splendida Gotta have rain che parla di come la vita sia necessariamente fatta anche di momenti duri e non solo di rose e fiori. Con l’occasione Lynne Hanson cammina fra i tavoli, a luce soffusa, con la sua chitarra e seguita dalla sua band, che funge solo da coro e senza strumenti, quasi in stile gospel, per poi chiudere in bellezza, di nuovo sul palco, con due scossoni blues (Mary Mary e Good Intentions). Tornerà presto (nel 2018) in Europa, verosimilmente insieme alla cantautrice e amica Lynne Miles, con la quale ha un progetto un nuovo disco a due voci ed un tour per presentarlo al suo pubblico che, a quanto pare, è diventato sempre più interessato alle sue canzoni così personali e dalle melodie incantevoli.