Bruxelles – La Commissione europea “esorta l’Italia a velocizzare le procedure per identificare e registrare in vista del ricollocamento tutti gli aventi diritto”. Lo ha detto questa mattina il commissario europeo alla migrazione Dimitris Avramopoulos durante la Plenaria del Parlamento europeo. “Chi arriva in Italia deve essere immediatamente inserito in specifici canali di ricollocamento”, ha ribadito il commissario, sottolineando che “è fondamentale che il ricollocamento dei migranti sia applicato da tutti gli Stati membri”.
“Il ricollocamento (dei migranti che arrivano in Grecia e in Italia verso gli altri Stati dell’Ue, ndr) è un elemento fondamentale per il successo della nostra politica di asilo e di immigrazione, che sono basate sulla solidarietà e la responsabilità”, ha affermato Avramopoulos, aggiungendo: “Il punto critico resta la volontà politica e la cooperazione tra Stati membri”. Secondo il commissario europeo, un ricollocamento efficace non andrebbe “solo a beneficio di italia o Grecia, bensì di tutta l’Unione europea e del sistema europeo di asilo: evita movimenti secondari e permette la protezione dell’area di libero movimento di Schengen”. Fare di più per la Commissione è necessario: “In questo momento ci sono 12,500 migranti in Grecia e 4,000 in Italia registrati e pronti per essere ricollocati. Questo obiettivo può essere raggiunto entro settembre se tutti i Paesi membri danno il loro contributo”. “Ci sono alcuni Stati membri (come l’Ungheria, ndr) che non hanno ancora ricollocato una singola persona: questa è una violazione dei loro obblighi”, ha concluso Avramopoulos, minacciando di fatto il ricorso alla procedura d’infrazione.
Ma per molti eurodeputati, il sistema del ricollocamento così com’è pensato attualmente non funziona. Di questo parere Cécile Kienge (Pd): “Questo sistema discriminatorio di preferenze è criticabile. In questo modo neghiamo ai migranti i diritti fondamentali e li priviamo di un futuro. Considerare positiva la situazione è come vedere mezzo pieno un bicchiere che contiene solo piccole gocce d’acqua. Ci sono alcuni Paesi membri che non ne vogliono sapere di ricollocare i migranti, altri che promettono nelle parole ma nei fatti smentiscono”, ha attaccato l’europarlamentare italiana. “La minaccia della procedura d’infrazione – ha aggiunto Kienge rivolgendosi direttamente al commissario Avramopoulos – non sarà sufficiente per spingere gli Stati membri a rispettare i loro obblighi. Serve una politica migratoria europea sostenibile, creare canali di immigrazione legale e migliorare l’integrazione”.
Critica anche Barbara Spinelli, eurodeputata della sinistra europea Gue: “Non è la prima volta che il Parlamento europeo chiede agli Stati membri di rispettare i loro obblighi. Chiediamo anche di evitare i sotterfugi, come quello della Grecia che non ricolloca più i migranti dal marzo 2016 (ossia dall’entrata in vigore dell’accordo con la Turchia, ndr)”. “L’applicazione insieme del sistema di Dublino (in base al quale il primo Paese Ue di arrivo del richiedente asilo è responsabile della sua domanda, ndr), degli hotspots e dei ricollocamenti mina la capacità di accoglienza di Grecia e Italia”, ha aggiunto Spinelli, spiegando che “se vengono rispedite in Italia 5.000 migranti in base a Dublino contro solo 3.000 ricollocazioni è evidente che vi resteranno più persone di quante ne siano state ricollocate”. “La Commissione europea sta facendo sforzi per migliorare un sistema sbagliato”, ha concluso l’eurodeputata.