Bruxelles – Niente da fare: dopo 61 giorni di trattative, l’Olanda ancora non ha un nuovo governo. I quattro partiti che stanno cercando di formare una coalizione hanno annunciato di non essere riusciti a trovare un’intesa. Il principale nodo è il loro diverso atteggiamento nei confronti dell’immigrazione.
“Abbiamo fatto tutto il possibile per ridurre le distanze – ha annunciato ai giornalisti Edith Schippers, incaricata dal premier uscente Mark Rutte di gestire le trattative per formare il governo – ma non abbiamo avuto successo”. Il Partito liberale (Vvd), che ha ottenuto 33 seggi alle elezioni di marzo, intendeva formare una coalizione coi democristiani del Cda, i liberali progressisti del D66 e i Verdi (GroenLinks). Ma le eccessive distanze su alcuni temi chiave – su tutti l’immigrazione, ma anche il cambiamento climatico e i salari – non hanno lasciato spazio per un compromesso.
Festeggia Geert Wilders, il leader del partito di estrema destra anti-Ue arrivato secondo alle scorse elezioni: “La buona notizia è che i Verdi saranno fuori. Ora il Partito della Libertà è disponibile a parlare”. Rutte ha però già annunciato che non intende includere il partito di Wilders nel governo. Per questo è più probabile che il Vvd si rivolga ora ad una forza minoritaria come l’Unione cristiana (5 seggi), per raggiungere una maggioranza striminzita di 76 seggi in parlamento (su un totale di 150). Le estenuanti trattative per formare un nuovo governo sono la norma in Olanda: il record raggiunto finora è di 208 giorni di discussioni nel 1977.