Bruxelles – Alla fine dell’anno tutti gli Stati membri tranne uno, l’Italia, cresceranno dell’1% o più. Basta questo dato per dimostrare quanto faccia fatica il Paese a tenere il passo con il resto d’Europa, che crescerà nel complesso dell’1,7% e dell’1,9% a seconda se la si consideri come Eurozona o Ue. Non un buon biglietto da visita, in tempi di ragionamenti su un futuro dell’Europa a più velocità. L’Italia non corre, e le previsioni economiche di primavera pubblicate oggi dalla Commissione europea non fanno altro che certificarlo una volta di più. “La crescita rimane modesta, trainata dalle esportazioni e dagli investimenti”. Prodotto interno lordo atteso in aumento dello 0,9% nel 2017 e dell’1,1% nel 2018, esattamente come le precedenti stime pubblicate a novembre. A distanza di un semestre il giudizio di Bruxelles non cambia, complice anche una situazione politica che induce l’esecutivo comunitario alla cautela. “L’incertezza politica può rappresentare un rischio di crescita al ribasso”, scrivono i servizi della Commissione, che ancora una volta tracciano un profilo in chiaro-scuro del sistema Paese. Gli indici migliorano, ma si fa fatica.
Il debito pubblico ai massimi quest’anno
Il vero fardello dell’Italia resta il debito pubblico, il secondo più alto di tutta l’Ue dopo quello ellenico. Secondo la Commissione europea il rapporto tra tale debito e il Pil dovrebbe continuare a crescere quest’anno, per poi interrompere la parabola di crescita e iniziare a diminuire il prossimo anno. Le proiezioni di Bruxelles vedono il rapporto debito/Pil al 133,1% al 2017 (+0,5% rispetto al 2016) e al 132,5% a fine 2018.
Resta elevato anche il livello di disoccupazione, nonostante continua a diminuire in modo costante dal 2014. Il tasso dei senza lavoro si attesterà all’11,5% a fine anno (in calo dello 0,2% rispetto al 2016), e all’11,3% nel 2018. Si rivolge anche all’Italia il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, quando lamenta che “quando parliamo di ripresa in termini di investimenti e occupazione l’Eurozona resta al palo”.
Frenano i consumi interni
Fino allo scorso anno i consumi interni sono stati il principale fattore della ripresina italiana, ma adesso il percorso sembra destinato a fermarsi e invertirsi. Secondo la Commissione europea nel 2017 i consumi privati rallenteranno, per via di una meno vigorosa crescita dei posti di lavoro e un contemporaneo aumento dell’inflazione. Sarà “una più forte” domanda esterna a fare le fortune d’Italia, assieme a una ripresa degli investimenti.
Banche, tassazione sul lavoro e riforme gli interventi richiesti
Tra cose chieste in modo diretto e in modo indiretto, la Commissione europea stila le priorità per il governo. Al fine di consolidare il tessuto economico nazionale, serve il taglio delle tasse sul lavoro. Non è una richiesta nuova, e Bruxelles torna a chiedere un intervento in tal senso ricordando che negli anni passati la crescita è stata possibile grazie alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. La ristrutturazione delle banche resta un altro punto debole italiano e di conseguenza una priorità. “Il lento aggiustamento del settore bancario rappresenta un fattore di rischio di crescita al ribasso”, avvertono i servizi della Commissione europea. Ma servirà anche fare le riforme strutturali, come ricorda il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis. “La situazione varia da Paese a Paese, con performance migliori laddove sono state attuate le riforme strutturali”. Si tratta di prima richieste all’Italia. La prossima settimana la Commissione pubblicherà le raccomandazioni specifiche per Paese, e lì si presenterà la lista delle azioni da seguire per rilanciare i sistemi nazionali.