Bruxelles – “Senza l’Italia non si può fare l’integrazione europea”. Ne è convinto il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che in un’intervista a Repubblica ha parlato del futuro dell’Unione europea dopo l’elezione di Macron in Francia. Per Schäuble la vittoria del candidato di ‘En Marche’ è sintomo di “un processo interessante”, ma per far ripartire il progetto europeo Francia e Germania da sole non potranno fare granché: è fondamentale l’appoggio dell’Italia.
“Carlo Azeglio Ciampi lo potrebbe raccontare, se fosse ancora vivo. Le direbbe che (negli anni Novanta, ndr) un certo Wolfgang Schäuble, allora capogruppo della Cdu al Bundestag, si impegnò molto per fare entrare l’Italia nel gruppo di testa dell’euro, nonostante i problemi finanziari che aveva”, continua Schäuble per dimostrare il suo attaccamento alla Penisola. Da Berlino arrivano lodi ma anche qualche raccomandazione: “L’Italia ha fatto un’impresa grandiosa, all’epoca. Ma poi ci si è riposati per un bel pezzo sugli allori. L’Italia deve proseguire sul percorso di riforme. E’ quello che volevo dire prima del referendum di dicembre scorso”.
“Noi tedeschi sappiamo che il nostro futuro sarà positivo solo se l’Europa starà bene”, sottolinea Schäuble, concentrandosi poi su quello che sta succedendo dai vicini francesi: “In Francia è in atto un processo interessante. Emmanuel Macron ha la stessa età di JF Kennedy quando divenne presidente. Ha fondato un movimento nuovo e ha vinto le elezioni. Trovo straordinario che sia andato sul palco del Louvre accompagnato dall’Inno alla gioia, l’inno europeo”. Per il ministro di Angela Merkel, Macron “riempie molti giovani di speranza” e “se qualche giovane in più fosse andato a votare a giugno in Gran Bretagna non avremmo avuto la Brexit”.
Ma quali sono i punti concreti sui quali Germania e Francia potrebbero collaborare? “Il presidente Macron e io siamo da sempre d’accordo su questo – spiega il ministro delle finanze tedesco – ci sono due modi di rafforzare l’eurozona: cambiare i Trattati oppure farlo con pragmatismo attraverso l’intergovernativo. Le modifiche dei Trattati richiedono l’unanimità e la ratifica nei Parlamenti nazionali o in alcuni Paesi addirittura un referendum. Siccome al momento non è realistico, dobbiamo provare ad andare avanti con gli strumenti esistenti, dunque attraverso uno sviluppo del trattato che regola il fondo salva-Stati Esm”.
Rinforzare le regole comuni, ma senza dimenticare che gli sforzi vanno fatti in primo luogo a livello nazionale: “Si tratta di migliorare, intanto, nei Paesi dove mancano le riforme strutturali e la competitività”. Altrimenti si crea una “strettoia, dovuta non alla mancanza di fondi, ma alla mancanza di di presupposti per gli investimenti”, sostiene Schäuble. Un problema che esiste anche in Germania: “Il progetto dell’aeroporto di Berlino non sta fallendo per la mancanza di soldi, esattamente come la costruzione di strade nello Schleswig-Holstein o da altre parti. I mezzi non mancano, mancano le condizioni giuste”, spiega il ministro tedesco.
E l’Italia? “Ha fatto molte riforme. Ma ormai devo stare attento quando elogio il vostro Paese. Quando l’ho fatto prima del referendum dello scorso dicembre la reazione dei media italiani non è stata gradevole. Ho grande rispetto per il lavoro che sta facendo Gentiloni. Spero non lo danneggi”. Schäuble è quindi ottimista, ma teme “la fase attuale di incertezza politica. Spero sia rapidamente superata”. In ogni caso, il ministro è restio a dare colpe al suo Paese per la per la scarsa crescita degli altri membri dell’eurozona. Sul surplus commerciale tedesco, ad esempio non ci sente: “Il surplus è per metà colpa dell’euro debole. E noi non crediamo che possa essere risolto se ci indeboliamo noi: sono gli altri che si devono rafforzare. La predominanza delle squadre spagnole in Champions League non può certo essere risolta indebolendo il Real Madrid. E’ la Juventus che si è rafforzata”. E quando il giornalista gli dice che in Europa è considerato il simbolo dell’austerità, Schäuble risponde secco: “Io sono il simbolo della crescita”.