Bruxelles – Realizzare in Italia entro il 2020 un impianto pilota per recuperare silicio, argento, rame, alluminio e vetro da pannelli fotovoltaici a fine vita. È questo l’obiettivo del progetto ReSIELP (Recovery of Silicon and other materials from End-of-Life Photovoltaic Panels), finanziato con 2,5 milioni di euro nell’ambito della ‘Knowledge Innovation Community’ sulle materie prime (KIC Raw Materials), alla quale partecipano in Italia Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Università di Padova, le aziende ITO e Relight e Cetma (Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie, Design e Materiali).
Il prototipo, che sorgerà nello stabilimento milanese della Relight, mira a potenziare il recupero e riciclaggio dei materiali che compongono i pannelli fotovoltaici, in linea con la direttiva europea sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (Raee) secondo la quale entro agosto 2018 dovrà essere recuperato dai moduli a fine vita l’85% del peso, che corrisponde in pratica a vetro e alluminio contenuti nei pannelli in silicio cristallino.
Il progetto punta anche al recupero e riciclo dei materiali contenuti nel restante 15%, ovvero la parte costituita dalle celle che contiene i materiali più preziosi come il silicio, l’argento e il rame.
“Le finalità del progetto Resielp sono cruciali anche in un’ottica di promozione in Europa di una delle maggiori opportunità di approvvigionamento di risorse e materie prime ad elevato valore aggiunto, come le materie prime essenziali contenute negli elementi dei moduli fotovoltaici o in altri rifiuti elettronici, che se da un lato rappresentano una nuova sfida ambientale dall’altro costituiscono una grande opportunità di business”, sottolinea Marco Tammaro, referente Enea per Resielp.
Secondo il Rapporto “End-of-Life Management: Solar Photovoltaic Panels” di Irena (International Renewable Energy Agency) nel 2050 con i 78 milioni di tonnellate di pannelli fotovoltaici a fine vita accumulati si potrebbero costruire oltre 2 miliardi di nuovi pannelli e generare un giro di affari di 15 miliardi di dollari.
A progetto, coordinato dal francese CEA (Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives), partecipano anche la società di consulenza austriaca Proko e le ungheresi Bay Zoltan (società non-profit per la ricerca) e PMI Magyarmet.