Emmanuel Macron è il nuovo Presidente della Repubblica francese, vincitore del secondo turno delle Presidenziali del 7 maggio con il 66% dei voti contro Marine Le Pen, entrando nella storia come il presidente più giovane della Repubblica. Ex ministro dell’Economia sotto la presidenza Hollande, si è aggiudicato l’Eliseo con un movimento totalmente nuovo, En Marche!, che lui stesso ha fondato soltanto un anno fa, oltre le divisioni tradizionali destra-sinistra. Al primo turno, cinque candidati: François Fillon, leader neogollista dei Les Republicains; la Le Pen del Front National; Jean-Luc Mèlenchon, candidato della sinistra radicale e Hamon, del Partito Socialista. Al ballottaggio Emmanuel Macron, in testa, e Marine Le Pen: due leader che hanno della Francia visioni radicalmente opposte: globalizzata ed europeista per i sostenitori di Macron, protezionista e nazionalista per i sostenitori di Marine che non ha mai smesso di sottolineare l’urgenza di uscire dall’euro.
In questo quadro generale Macron è apparso essere, ai francesi, l’unica alternativa agli anti liberali, agli antiglobalisti e alla rincorsa al reinserimento. Macron, che è stato il candidato più europeista della politica francese degli ultimi tempi e che non ritiene l’immigrazione tra le cause del terrorismo francese al contrario della Le Pen che ha sempre ribadito la necessità di “fermare l’immigrazione legale ed illegale” in particolare quella proveniente dai Paesi mussulmani.
Probabile complice della vittoria soprattutto l’anti-lepenismo diffuso, che ha portato i sostenitori di Fillon e Melenchon, a votare per lui, come risposta alla battaglia contro la chiusura dell’estrema destra. Una risposta accolta dal nuovo presidente che, nel suo secondo discorso davanti al museo del Louvre, luogo estraneo di manifestazioni politiche, ma luogo di tutti i francesi, sulle note dell’Inno alla gioia, ha riconosciuto la presenza di sentimenti di “rabbia” e “collera” di coloro che si sono espressi per la sua rivale, sottolineando il suo impegno per la protezione della Francia affinchè “nei prossimi anni non ci sia nessun motivo per votare per gli estremi”. Non solo Francia, ma anche Europa: Macron si è distinto in campagna elettorale per un forte accento europeo nel suo programma. “Difenderò l’Europa e ricostruirò il legame con i suoi popoli”, ha detto con fiducia.
Accolta con entusiasmo, la vittoria francese ha mosso gli interessi dei leader europei. Complimenti e congratulazioni dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e da Paolo Gentiloni, dichiaratosi entusiasta per “la speranza che si aggira in Europa”.
Destra e sinistra appaiono distinguibili con sempre maggiore difficoltà. Il sistema dell’alternanza sembra defunto e i socialisti appaiono come i veri sconfitti di questa elezione. Una trasformazione in atto non ancora conclusa in attesa del risultato imprevedibile delle legislative di giugno.
Anna Marzia Del Porto, Sara Ferramola