Bruxelles – Celebrazioni a Bruxelles, l’Italia nella testa e il Toro nel cuore, il vecchio cuore granata. “Torino è stata e resterà granata” rivendicano. Durante le celebrazioni di rito il ricordo e il raccoglimento, gli italiani torinisti nella capitale belga vestono i panni dei tifosi, tifosi del Torino di oggi e soprattutto quello di ieri, del grande Torino di fronte al quale anche la vecchia Signora si doveva inchinare e con cui l’undici granata si contendeva supremazia cittadina e titolo nazionale.
A quella grande squadra il Toro Club Europa Granata Bruxelles ha voluto rendere omaggio con una cerimonia di tutto rispetto. Nel giorno dell’anniversario della tragedia di Superga che spazzò via l’intera squadra fiore all’occhiello di Italia in quel momento storico (anni Quaranta), il Manneken Pis indossa il completo del Torino Calcio. Un modo per ricordare un club che ha fatto la storia di questo sport.
Quattro scudetti consecutivi, tra il 1945 e il 1949. Cinque, se si considera il campionato disputato prima della Seconda Guerra Mondiale. Al ritorno della pace, la legge sportiva si ripete, ed è scritta in caratteri granata. Un totale di 186 partite vinte, 483 reti segnate, record d’imbattibilità casalinga di 88 gare imbattuto ancora oggi. Quella squadra fu e resta “un esempio per il calcio europeo”, come si ricorda nel documentario “La leggenda del grande Torino”, proiettato nelle sale del comune di Bruxelles, prima della vestizione del Mannekenpis, la statuetta raffigurante un bambino intento a fare pipì, simbolo della capitale del Belgio e tra gli emblemi del Paese. “I nostri fratelli sono riuniti a Superga, noi siamo qui davanti pensando agli invincibili”, le parole di un emozionato Paolo Giordano, presidente del Toro Club Europa Granata Bruxelles, ideatore dell’iniziativa. La sciarpa collo del Mannekenpis messa a corredo del completo da gioco del Toro, è quella del club di tifosi di stanza nella capitale belga, a testimoniare il legame della città con la squadra che di Torino porta nome e simbolo.
Un minuto di silenzio, la lettura dei morti nell’incidente aereo del 4 maggio 1949 affidata al rappresentante dell’associazione piemontesi a Bruxelles, Mario Boursier. Poi la festa, com’è giusto che sia, perché lo sport deve essere divertimento, allegria, gioia. E allora giù con cori, canti, foto con il bambino di Bruxelles nell’inedita veste di sostenitore granata. Il Belgio e il Torino hanno in Jean François Gillet l’ambasciatore di questa speciale unione. Lui, belga, ha indossato la maglia del Toro per tre stagioni. “Una maglia importante per la mia carriera”, ricorda. Era un altro Torino, quello di cui Gillet difendeva la porta. Più umile, meno “grande”, ma pur sempre erede espressione di quella “squadra mondiale” che è il Torino ancora oggi. “Ovunque nel mondo si trova almeno un tifoso di questa squadra, e questo dà il senso della grandezza del Torino”.
A istituzionalizzare la ricorrenza le autorità comunali, nazionali (ambasciata d’Italia in Belgio), e persino europee (direzione generale Cultura e sport della Commissione europea). A farne un festa popolare turisti, passant curiosi. Tutti che si fermano a scattare almeno una foto. Il bimbo che fa pipì vestito così si vede tutti i giorni, giusto quindi immortalarlo in queste sui abiti nuovi di zecca. Pardon, di sartoria reale. I tifosi inneggiano alla propria squadra del cuore. “Forza Toro alè, Toro alè Toro alé…”. Qualcuno sventola la sciarpa, qualcun altro mostra orgoglioso una bandiera che riassume i titoli vinti dalla squadra nel tempo. George Garbero Pianelli, nipote del presidente del Torino dell’ultimo scudetto, torna per un attimo ai ricordi del popolo granata in festa. Non c’era Mazzola allora, ma Graziani. Altri nomi, ma comunque un grande Torino campione.
Granata dalla testa ai piedi, Il Mannekenpis, ormai già nuova mascotte del club, partecipa alla cerimonia. Dall’alto, come sempre, osserva scorrere la vita della città, che da oggi è ufficialmente un po’ più torinista. Anche il tempo, quello atmosferico, sembra onorare questa giornata. Certo il cielo è grigio, e anche questo è un tratto caratteristico di Bruxelles e del Belgio, ma non piove, almeno per tutta la durata delle celebrazioni. L’ultima impresa del Toro.