Roma – Si alza il livello dello scontro sulla questione dei presunti legami tra trafficanti di esseri umani e organizzazioni non governative. Il settimanale Panorama ha riportato di un’inchiesta avviata dalla procura di Trapani contro una Ong per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e Corriere della Sera e Messaggero hanno pubblicato stralci di un rapporto riservato di Frontex, l’Agenzia europea per la Guardia costiera e di frontiera, secondo il quale “sono i trafficanti che operano in Libia e la Guardia costiera operativa nell’area di Sabrata e di Az Zawiya a contattare direttamente le navi delle Ong che operano vicino alle acque territoriali della Libia”. Tanto basta perché il Movimento 5 Stelle – che con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio è stato uno dei maggiori sostenitori delle accuse contro le Ong – pretenda le scuse per le critiche ricevute.
Il documento di Frontex, realizzato analizzando le rotte delle navi interessate e aggiungendo “le informazioni provenienti dagli interrogatori dei migranti appena sbarcati” e dai “report provenienti dagli apparati di intelligence di alcuni Stati”, non è utilizzabile processualmente, ma ha mandato su tutte le furie Ong, e Medici senza frontiere in particolare ha promesso “azioni legali contro chi ci diffama”. Ad annunciarle, in una intervista a Radio Capital, è stato Loris De Filippi, presidente del ramo italiano dell’organizzazione, accusando l’Agenzia europea di essere “inefficace” a dispetto dei “finanziamenti enormi” che riceve dai Paesi membri.
La relazione di Frontex si concentra su 8 navi e 7 organizzazioni: la Sea Watch e la Sea Eye di SeaWatch.org, entrambe battenti bandiera olandese e capaci di ospitare rispettivamente 350 e 200 migranti; l’Aquarius di Sos Méditerranée e Medici senza frontiere, che batte bandiera di Gibilterra e ha una capienza di 500 persone; la Iuventa di Jugendrettet.org, con bandiera olandese capienza di 100 persone; la Minden di Lifeboat Project, tedesca con 150 posti; la Golfo Azzurro di Open Arms, bandiera panamense che porta fino a 500 persone; la Phoenix di Moas, con bandiera del Belize che può imbarcare 400 migranti; la Prudence di Medici senza frontiere con bandiera italiana 1.000 posti a disposizione.
Nelle venti pagine del rapporto, oltre all’accusa di contatti diretti tra i trafficanti e le organizzazioni umanitarie, Frontex imputa alle Ong di generare “difficoltà alle autorità italiane per identificare i possibili scafisti tra gli stranieri”, e riporta – come già anticipato pubblicamente dallo stesso direttore di Frontex Frabbrice Leggeri – che “i telefoni satellitari consegnati (dai trafficanti, ndr) agli scafisti contengono la lista dei contatti con i numeri diretti delle navi delle Ong”. Infine, secondo l’Agenzia, “prima e durante le operazioni di salvataggio, alcune Ong hanno spento i transponder per parecchio tempo”, cosa che consentirebbe loro di non far registrare la propria posizione nel corso di sconfinamenti in acque territoriali libiche.
“Dire che abbiamo rapporti diretti coi trafficanti è un’accusa infamante”, secondo De Filippi. “Noi non spegniamo i trasponder”, continua, e “in oltre il 70% dei casi il sistema di coordinamento di Roma ci dice dove andare avvisandoci del naufragio. In altri casi abbiamo avvistato noi i migranti dalle nostre navi e poi abbiamo avvisato il rescue center di Roma che ci ha detto che fare”. Le accuse sono state respinte al mittente anche da Ian Rugger, responsabile pianificazione e operazioni di Moas, un’altra delle Ong finite nel mirino dell’agenzia guidata da Leggeri. “Nego categoricamente che ci siano contatti con le reti di trafficanti o con persone coinvolte con questo genere di attività”, ha dichiarato Rugger ai parlamentari del Comitato Schengen. Il dirigente dell’organizzazione ha poi ammesso che alcune operazioni sono avvenute “in acque libiche per interventi di soccorso, ma sempre su indicazione del Centro di coordinamento marittimo della Guardia costiera di Roma”.
Con la portavoce Izabella Cooper, Forntex ha provato a stemperare il proprio ruolo di accusatore in una intervista a Repubblica. “Noi non abbiamo mai accusato le Ong di collusione con i trafficanti di esseri umani, anche perché non abbiamo il mandato per svolgere indagini sul territorio. Le fanno la Polizia ed Europol, noi ci limitiamo a passare loro le informazioni che raccogliamo durante i salvataggi e l’assistenza dei migranti” ha indicato Cooper.
Le polemiche non sembrano destinate però ad affievolirsi, anche perché il ciclo di audizioni previste sull’argomento dalla commissione Difesa del Senato, invece di chiudersi oggi come da programma, potrebbe prolungarsi per ascoltare tre Ong tedesche che inizialmente, secondo la presidenza della commissione, avevano ignorato l’invito.
L’augurio è che almeno si abbassino i toni dello scontro, perché la situazione rischia di degenerare, come dimostra l’assalto contro la sede romana dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni ad opera di alcuni dimostranti del movimento di estrema destra Forza Nuova, i quali, secondo quanto ha denunciato la stessa agenzia collegata alle Nazioni Unite, hanno occupato lo spazio esterno dell’edificio, contando slogan xenofobi ed esponendo uno striscione contro le Ong che operano nel Mediterraneo.