Roma – Bisognerà attendere il giudizio della Commissione europea per sapere se la correzione dei conti pubblici varata dall’esecutivo e in discussione in Parlamento soddisfi le richieste di Bruxelles. Al momento, però, è certo che a non essere soddisfatte sono le parti sociali. Ascoltati in audizione in Parlamento, tanto gli industriali quanto i sindacati hanno infatti criticato la cosiddetta ‘manovrina’ necessaria a limare il deficit di uno 0,2% di Pil, come chiesto dai commissari Moscovici e Dombrovskis.
La Confindustria ha denunciato “la crescente difficoltà di programmare investimenti e attività sulla base di un quadro normativo complesso, in continuo mutamento” in particolare in materia fiscale. Marcella Panucci, direttore generale dell’organizzazione, ha ricordato gli impegni assunti dal governo, secondo il quale promettendo “la preannunciata correzione dei conti sarebbe stata conseguita ricorrendo prevalentemente a misure di contrasto all’evasione fiscale, senza incrementare la pressione sui contribuenti. Alla luce dei testi definitivi, invece, appaiono evidenti alcuni aumenti del carico impositivo”.
Secondo gli industriali, ulteriori criticità emergono anche dal Def, il Documento di economia e finanzia che delinea il quadro per la prossima Legge di bilancio. L’esecutivo ha indicato di puntare a una “forte riduzione del deficit, all’annullamento delle clausole di salvaguardia e a misure di sostegno alla crescita”, ha sottolineato Panucci, ma “qualcuno di questi obiettivi non potrà essere raggiunto”, ha ammonito. Anche perché, ha proseguito, “un percorso più graduale di risanamento può essere immaginato solo se concordato con la Ue in cambio di un rafforzamento del processo di riforme, sul quale pende, però, la spada di Damocle di un arretramento elettoralistico”.
Anche le organizzazioni dei lavoratori hanno giudizi duri sulla manovrina, che per la segretaria confederale Cgil, Gianna Fracassi, “non mostra alcuna ambizione di rilancio del sistema Paese e di cambiamento delle politiche europee”. Anzi, a suo parere è “l’ennesimo intervento di correzione dei conti che lascerà l’Italia in stagnazione, combinando austerità e liberismo, senza sospingere la crescita del Pil”.
Il segretario confederale Cisl, Maurizio Petriccioli, ha sottolineato che “neutralizzare gli aumenti dell’Iva è necessario”, ma a suo avviso bisogna “evitare che da un lato la neutralizzazione assorba larga parte delle risorse economiche, dall’altro insistere perché l’operazione” di disattivazione delle clausole di salvaguardia promessa dal governo sia più ampia e comprenda “una riforma complessiva dell’Irpef”.
Per Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, l’intervento correttivo “è un po’ un minestrone ed è stato un po’ snaturato”, perché “alcuni interventi erano necessari e urgenti, ma altri potevano essere rimandati a provvedimenti sulle singole materie, come il trasporto pubblico”. Anche per lui un aumento delle aliquote Iva sarebbe “tragico”, ma “ci saremmo aspettati di più” dalla manovrina, ha sentenziato.