Bruxelles – La prima tappa del negoziato Brexit punta tutto sull’unità dei Ventisette. Oggi a Bruxelles i capi di Stato e di governo hanno approvato in tempi record le linee guida delle trattative che inizieranno dopo le elezioni britanniche, nella seconda metà di giugno, ci si augura.
Il documento era pronto, era stato chiuso dagli sherpa già mercoledì, e prevede in sostanza due passaggi, un primo, entro l’autunno, nel quale si vuole raggiungere una intesa “significativa” su tre punti: diritti dei cittadini, impegni finanziari e confine in Irlanda. Poi, se il prossimo vertice a ventisette, che si svolgerà probabilmente in ottobre a margine di quello tradizionale a ventotto, giudicherà che si sono raggiunti significativi accordi si passerà alla seconda parte, quella che contiene tutti gli altri temi sui quali trovare un’intesa complessiva che si vuole avere entro l’autunno 2018, così da consentire al parlamento Ue di approvarla entro il marzo 2019, alla scadenza dei due anni di negoziato previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona.
Un percorso dunque complesso, che i ventisette vorrebbero affrontare nella massima unità, “fino ad oggi la nostra unità ha funzionato davvero molto bene”, ha detto la cancelliera Angela Merkel al Consiglio europeo di oggi, nel quale i ventisette hanno voluto mostrare a Londra che sono un fronte unico, senza sbavature o possibili divisioni. Ma il premier belga Charles Michel mette in guardia, “il Regno unito – ha detto – farà di tutto per dividerci, e dobbiamo stare attenti a evitare questa trappola”. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ammette che “i negoziati non saranno facili, così come non sarà facile tenere l’unità mostrata oggi, ma lavoreremo perché questo avvenga”.
Merkel ha poi ribadito il concetto espresso un paio di giorni fa al Bundestag: “Nessuno deve farsi illusioni” nel Regno Unito dove “ho l’impressione che alcuni non hanno chiaro la distinzione” tra le due fasi dei negoziati, quella iniziale in cui si discuterà del divorzio e quella secondaria in cui si discuterà della “transizione verso la futura relazione”. Tra le due fasi “c’è una netta separazione” ha spiegato Merkel precisando poi che non c’è nessuna “cospirazione” contro Theresa May, ma la realtà è che in questi negoziati “da una parte ci sono 27 Stati dall’altra uno”.
Evitare divisioni per non consentire a Londra di incunearsi e spaccare i ventisette insomma, indebolendone la posizione negoziale. “L’unità – ha detto il capo negoziatore Ue Michel Barnier – non è contro il Regno unito, ma dimostra che siamo insieme perché è nostro interesse esserlo a lungo nel tempo”. Intanto, come ha riferito il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk “abbiamo approvato il testo in quattro minuti, credo sia un record”. Il polacco ha spiegato che “se qualcuno pensa che le divisioni tra i 27 aiuteranno il Regno Unito si illude. L’unica possibilità per il Regno Unito di avere un accordo è avere il gruppo dei 27 unito”
La tenuta europea però è tutta da vedere, ammette il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. “Sulla Brexit penso che saremo uniti, ma lo scopriremo solo nel corso dei negoziati”, ha ammonito al suo arrivo Bruxelles per la riunione dei capi di Stato e di governo (dopo la breve riunione non ha più incontrato la stampa). Gentiloni non nasconde che “sarà un negoziato difficile”, e ribadisce che la “priorità” dell’Italia, condivisa dalla linee guida che oggi saranno approvate, in questo processo resta “la difesa dei 500mila italiani che vivono negli Regno Unito”.
Anche l’Alta rappresentante per la politica estera Federica Mogherini ha insistito sulla necessità di unità, “dobbiamo dare un forte messaggio dell’unione dei ventisette”, ha detto entrando al palazzo del Consiglio, il Justus Lipsius. Secondo la capa della diplomazia Ue l’uscita del Regno unito “non influirà significativamente sul nostro lavoro internazionale”, e neanche sulle politiche “di sicurezza e difesa”. Mogherini ha ripetuto che nelle missioni internazionali dell’Unione l’Uk contribuisce “per il 3-5 per cento”, dunque in “misura minima, e dunque l’impatto (dell’uscita, ndr) non sarà forte”. Con Londra, comunque “lavoreremo ancora insieme in futuro”.
A livello più europeo “questi due anni non dovranno essere impegnati solo a discutere di Brexit ma a discutere il rilancio dell’Europa”, ha detto ancora Gentiloni, secondo il quale sono due i dossier comunitari a cui si dovrà rimettere mano: quello economico e quello relativo alle politiche di immigrazione. “Credo che la Brexit sia un elemento che contribuisca all’unità e al rilancio dell’Unione europea”. Londra deve avere chiaro in testa che “non si può immaginare di scegliere dal mercato unico ciò che piace di più”. Brexit vuol dire Brexit. Quello che tutti, fin dall’inizio, hanno ripetuto.