Roma – La questione delle Ong che sarebbero in combutta con gli scafisti agevolandone il traffico di migranti dalle coste libiche a quelle italiane è ormai sfuggita di mano a molti. Quando si parla di accoglienza, pare che a tanti i pensieri prendano pericolose scorciatoie. Difficile spiegare altrimenti l’iniziativa del Movimento 5 Stelle annunciata dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, capostipite della battaglia contro alcune Organizzazioni umanitarie accusate di collaborare con i trafficanti di esseri umani.
Tutto nasce dalle dichiarazioni del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che sostiene di essere “a conoscenza” di rapporti tra gli scafisti e alcune Ong che effettuano salvataggi nel Mediterraneo. Lo stesso Zuccaro ammette però di non avere prove, “se per prove si intende elementi utilizzabili in un processo”. E qui la prima scorciatoia, perché essendo lui un magistrato, risulta difficile capire cos’altro possa essere considerato una prova. Anche per questo le sue parole sono finite sotto la lente del Consiglio superiore della magistratura. Lo ha annunciato il vicepresidente dell’organo di autogoverno delle toghe, Giovanni Legnini, il quale ha precisato che in ogni caso “spetta al ministro della Giustizia” Andrea Orlando – che ieri aveva invitato il procuratore di Catania a parlare “con le indagini, con gli atti, perché è il modo migliore” – e “al procuratore generale della Cassazione di valutare se sussistano o meno i presupposti per l’esercizio dell’azione disciplinare” nei confronti di Zuccaro.
Per Di Maio, invece, il procuratore “ci sta dicendo che ha le prove ma non può usarle in un processo”, e quindi “da oggi il Movimento 5 Stelle è al lavoro per una modifica della legge”, che consenta a Zuccaro di utilizzare in un procedimento gli elementi di sua “conoscenza”. A quanto pare, queste ‘prove’ sarebbero intercettazioni effettuate da servizi segreti, forse addirittura stranieri, e acquisite quindi con modalità non consentite dal nostro ordinamento.
Ecco dunque la seconda, pericolosissima, scorciatoia del cervello. Quella che ha impedito a Di Maio di riflettere bene su cosa significhi consentire l’utilizzo di prove raccolte senza le garanzie giuridiche previste. Se lo avesse fatto sarebbe forse giunto alla conclusione che si rischia di minare lo Stato di diritto. Probabilmente sarebbe stato più cauto, anche senza arrivare al mezzo passo indietro fatto da Frontex, l’Agenzia per la Guardia costiera e di frontiera europea, che dopo aver lanciato sospetti sull’operato delle organizzazioni umanitarie con il suo direttore, Fabrice Leggeri, oggi con una portavoce intervenuta a Rainews24 precisa di non aver “mai formulato delle accuse contro le Ong”. Senza indietreggiare, Di Maio avrebbe potuto portare avanti la richiesta di fare luce su eventuali illeciti, che è non solo giusta e legittima, ma va anche nell’interesse di tutte le Ong oneste, ma senza arrivare a mettere in discussione le garanzie processuali.
C’è infine una terza scorciatoia del cervello in questa polemica, quella imboccata da chi pensa che le navi delle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo siano un fattore di attrazione per i flussi migratori. È vero: da quando ci sono quelle navi i flussi sono aumentati. Siamo sicuri, però, che non sia dovuto al fatto che quelle navi fanno morire meno migranti in mare? E poi, qualcuno può davvero pensare che una persona decida di abbandonare la propria famiglia e il proprio Paese, attraversare il deserto, arrivare in Libia per essere trattato come un pezzo di carne, solo perché sa di trovare, forse, la nave di una Ong che lo porterà in Europa? La verità è che se non fossero disperati rimarrebbero volentieri a casa loro. Possibile che serva un ragionamento complesso per capirlo?