Roma – Ricevendo a Palazzo Chigi la visita del segretario generale della Nato, Jens Stoltemberg, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni gli ha detto “che noi non misuriamo il ruolo di fornitori di sicurezza dei Paesi solo in termini di quota di spese militari sul Prodotto interno lordo”. In altre parole, l’italia considera sì un “dovere” rispettare gli impegni presi nel vertice dell’Alleanza atlantica del 2014 in Galles, che prevedono di spendere in difesa il 2% del Pil, ma per raggiungere l’obbiettivo “il cammino sarà più graduale perché deve tenere conto delle nostre condizioni economiche e di bilancio”.
Stoltemberg si è mostrato comprensivo, riconoscendo che “l’Italia ha aumentato le spese” e ringraziando il nostro Paese per il contributo che dà all’Alleanza, sia in termini di uomini e risorse, ma anche a livello politico, con il ruolo esercitato sulla crisi libica, ad esempio.
All’ordine del giorno dell’incontro, hanno spiegato entrambi gli interlocutori, c’è stato il vertice Nato che a maggio, a Bruxelles, vedrà per la prima volta partecipare sia il nuovo presidente statunitense Donald Trump, sia il nuovo o la nuova inquilina dell’Eliseo, a seconda che la spunti Emmanuel Macron o Marine Le Pen.
Il segretario generale ha poi sottolineato che “Nato e Ue hanno incrementato la loro collaborazione”, ricordando che “l’operazione Sea guardian” dell’alleanza Atlantica, “con 4 navi e 4 velivoli di pattugliamento di supporto all’operazione Sophia”, la missione dell’Ue contro gli scafisti nel Mediterraneo, “dimostra come la Nato può aiutare l’Ue”. Una collaborazione destinata a rafforzarsi negli auspici tanto di Gentiloni quanto dello stesso Stoltemberg.