Bruxelles – “La nostra esistenza non è a rischio: in qualsiasi circostanza resteremo aperti e continueremo a fare il nostro lavoro e ad insegnare ai nostri studenti”. Ne è sicuro il rettore della Central European University (Ceu), Michael Ignatieff, ospite ieri sera dell’Université Libre de Bruxelles per raccontare la storia del suo Ateneo, ultimo bersaglio del governo di Viktor Orban. La permanenza a Budapest della prestigiosa Università statunitense, finanziata tra gli altri da George Soros, è messa in pericolo da una nuova legge voluta dall’esecutivo ungherese, ma il rettore ha detto che la Ceu non ha alcuna intenzione di chiudere i battenti.
“Il governo ungherese ha introdotto una nuova legge, il cui bersaglio era chiaramente la Ceu, senza consultarci”, ha raccontato Ignatieff, spiegando che essa prevede “un accordo bilaterale tra lo Stato ungherese e gli Usa. Ma gli Stati Uniti non hanno giurisdizione per l’educazione superiore, sono gli stati federali ad averla, nel nostro caso lo Stato di New York”. Un provvedimento che è chiaramente “discriminatorio” per il rettore dell’Ateneo: “Vogliono scegliere chi viene assunto dalla CEU con nuove regole sui permessi di lavoro. È una violazione della libertà accademica: per questo abbiamo lanciato un ricorso costituzionale basandoci sulle regole fondamentali dello Stato ungherese”, ha detto Ignatieff.
“Il governo dice che si tratta di Soros?”, ha continuato il rettore, “sono orgoglioso dei fondi ricevuti da Soros, ci sono molto utili. Ma noi non prendiamo ordini da Soros. Siamo indipendenti sia dallo Stato che da Soros”. Poi la rassicurazione a chi teme per il futuro della Ceu e la sua permanenza a Budapest, “da dove lavoriamo da 25 anni”: “La nostra esistenza non è a rischio”, ha chiarito Ignatieff, “in qualsiasi circostanza resteremo aperti e continueremo a fare il nostro lavoro e ad insegnare ai nostri studenti. Il punto è come sopravvivere ad un attacco politico immotivato”. Poi ha rivolto un appello al governo di Orban: “Non voglio sapere qual è l’agenda politica del signor Orban, ma gli chiedo di non prendere ostaggio un’istituzione educativa in nome di motivazioni politiche. Noi vogliamo soltanto essere lasciati in pace, ci lascino fare il nostro lavoro, che diamine!”.
Ignatieff ha rimandato al mittente anche la risposta dell’ambasciatore ungherese a Bruxelles, che dopo l’intervento del rettore aveva tentato di difendere il provvedimento del governo “che evita privilegi per alcune università”. “Rispetto le sue funzioni, ma questo non corrisponde a quello che ci è stato detto a Budapest. Il ministro degli esteri ungherese ci ha detto chiaramente che non vuole parlare con noi, ma soltanto con gli Stati Uniti”, ha risposto seccamente Ignatieff, ribadendo: “Noi crediamo di aver rispettato la legge, è diffamatorio accusarci di non rispettare le leggi ungheresi. È da 25 anni che emettiamo diplomi americani in Ungheria”.
Dopo le grandi proteste che hanno accompagnato l’iter legislativo del provvedimento anti-Ceu, è attesa la reazione dell’Unione europea. Il vice-presidente della Commissione Frans Timmermans ha detto negli scorsi giorni che i commissari stanno esaminando la situazione ungherese da un punto di vista legale e potrebbero aprire una procedura d’infrazione contro il Paese membro dell’Ue entro la fine del mese.