Bruxelles – Sarà ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen per l’elezione del prossimo presidente della repubblica francese. Gli elettori francesi premiano En Marche (23,8% dei voti) e Front National (21,5%), marcando una giornata storica per il Paese: è la prima volta che nella Quinta repubblica nessuno dei due principali partiti storici – Partito socialista e I Repubblicani (eredi dell’Ump) – arriva al secondo turno delle presidenziali. Les Republicans rischiano di diventare addirittura quarto partito, mentre è débacle per il partito socialista del presidente uscente François Hollande: il Ps si ferma a poco più del 6% dei consensi, registrando il peggior risultato in un voto presidenziale dal 1969. Un campanello d’allarme in vista delle elezioni di giugno, quando il Paese sarà chiamato nuovamente alle urne per il rinnovo del Parlamento. “Spero di essere il vostro presidente tra 15 giorni”, le parole di Macron (En Marche) pronunciate quando era ormai divenuto chiaro quali fossero i due contendenti all’Eliseo. “La Francia rialza la testa”, le parole della leader del Front National, Marine Le Pen. Tra due settimane il round elettorale decisivo. I candidati socialista e repubblicano, Benoit Hamon e François Fillon, hanno invitato i rispettivi elettori a sostenere Macron.
Un Paese profondamente diviso
Dalle urne esce una Francia mai così in crisi di identità. I partiti tradizionali vengono “abbandonati” dall’elettorato francese, diviso e sfilacciato. Nessun candidato ha saputo attrarre a sè il consenso dell’opinione pubblica. Basta guardare i risultati: bene a o male tutti i candidati vantano lo stesso sostegno. Su 10 francesi, due di essi hanno votato ciascuno per un candidato diverso. Macron 23,8%, Le Pen 21,5%, Fillon 19,8%, Mélenchon 19,6%. C’è comunque un Paese diviso in due, a giudicare da come si sono espressi i dipartimenti. Chiunque vincerà il 7 maggio dovrà innanzitutto ricompattare un Paese.
Voto ad alta tensione
La sfaldatura sociale è stata messa a nudo dalle manifestazioni che hanno accompagnato la giornata elettorale. A Parigi i movimenti anti-fascisti hanno presidiato piazza della Bastiglia a voler simbolicamente dimostrare che c’è una parte di Francia pronta a fare le barricate per non far avanzare l’estrema destra rappresentanta dal Front National. A Henin-Beaumont, seggio elettorale della leader del FN, militanti femen hanno improvvisato una manifestazione contro Le Pen presentandosi a seno nudo.
Macron: “Io l’argine del nazionalismo”
“Voglio essere il presidente dei patrioti contro la minaccia del nazionalismo”, ha detto Macron, promettendo in caso di vittoria finale di “essere la voce della speranza per il Paese e per l’Europa”. Proprio con speranza guarda l’Europa a Macron, visto come baluardo di una destra anti-europeista che potrebbe rimettere in discussione il progetto comunitario.
Le Pen: “Sono l’espressione del popolo”
Con il voto del secondo turno “avete l’opportunità di scegliere per il vero cambiamento”, le parole di Le Pen dal quartier generale del partito a Henin-Beaumont. “E’ questo quello che propongo: vero cambiamento”. Le Pen si presenta come la figura anti-establishment. “E’ tempo di liberare la Nazione francese dalle élite arroganti che vogliono imporci come comportarci. Io sono la candidata del popolo”.
Il Parlamento europeo (in gran parte) con Macron
Uniti contro Le Pen è il messaggio che arriva dal Parlamento europeo, a partire dal presidente del gruppo Socialisti e Democratici (S&D), Gianni Pittella. “Stasera il popolo francese si è espresso per il cambiamento. E’ un messaggio che non si può ignorare. Per il bene della Francia e dell’Europa ora bisogna unire le forze per sbarrare la strada al Front National”. Dopo la débacle di Hamon, “é chiaro che va avviata la ricostruzione della sinistra” in Europa. Macron non piace al co-presidente dei Verdi, Philippe Lamberts, per il quale però “è il momento della mobilitazione contro il nazional-populismo di estrema destra di Marine Le Pen”. Anche il gruppo dei Verdi si schiera con Macron e chiede alla delegazione francese di fare campagna a suo favore in vista del secondo decisivo turno.
Secondo l’europarlamentare della Lega Nord Mara Bizzotto “la grande affermazione elettorale di Marine Le Pen, che va al ballottaggio con il record storico di oltre 7 milioni e mezzo di voti, è la vittoria del popolo contro l’establishment, è la riscossa della gente comune contro le élites e contro la dittatura dell’Europa delle banche e della finanza”. Bizzotto sottolinea che “hanno perso, e di brutto, i partiti tradizionali, ovverosia i socialisti e i popolari, quelli che insieme governano l’Europa, e che in Italia significano Renzi e Berlusconi. Sconfitti che ora cercano un vergognoso inciucione, come auspicano la Merkel e i leader di Ppe e Pse di mezza Europa, per far vincere il tecnocrate Macron e salvare la loro baracca e la gabbia di matti dell’Ue”.
Per la parlamentare leghista al ballottaggio del 7 maggio lo scontro sarà chi rappresenta il popolo francese (Le Pen) e chi rappresenta invece i poteri forti (Macron). Noi stiamo dalla parte del popolo: forza Marine!”.
Anche per l’europarlamentare e vicesegretario federale della Lega Nord Lorenzo Fontana “con le elezioni francesi è cambiata la storia: sono morti i partiti centristi tradizionali e il voto si è radicalizzato. E’ crollata la quinta repubblica di Francia. I partiti socialdemocratici non rappresentano più il popolo”. Secondo Fontana “oggi chi rappresenta operai e disoccupati in Francia è Marine Le Pen. Per Macron, invece, contano soprattutto chi sta bene economicamente, le banche, la finanza, le multinazionali, i poteri forti”.
Il Movimento cinque stelle al parlamento europeo sottolinea che “per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, nessuno dei due candidati dei grandi partiti di centrosinistra e di centrodestra va al ballottaggio per l’Eliseo. I partiti tradizionali non sono più in grado d’intercettare la fiducia dei cittadini: questo è un primo dato politico da tenere in considerazione”, così in una nota la delegazione M5s. “Fra due settimane i francesi sceglieranno il loro Presidente e questa scelta dovrà essere rispettata da tutti. Non saranno né il terrorismo mediatico né quello dei mercati a condizionare il popolo francese”. Il M5s, continua la nota, “dialogherà con chiunque sarà il prossimo Presidente della Repubblica francese. Una cosa è certa: la disastrosa gestione di Sarkozy e Hollande è stata archiviata, due presidenti che hanno contribuito ad affondare l’Europa e a spingere la Francia verso un cieco interventismo militare che ha contribuito a causare le pressioni migratorie sull’Italia”, concludono gli eurodeputati.
Di tutt’altro tono la dichiarazione di patrizia Toia, capodelegazione del Pd a Strasburgo, che dice come “con grande sollievo ieri abbiamo seguito la vittoria al primo turno del candidato riformista ed europeista Emmanuel Macron. L’estrema destra populista di Marine Le Pen è arrivata al ballottaggio del secondo turno del 7 maggio ma ha già perso la palma di maggiore forza politica di Francia: un segnale che la bolla populista può iniziare a sgonfiarsi”.
Toia ammette che “per i socialisti francesi, ma anche per il partito socialista europeo, la sconfitta di Benoit Hamon deve essere uno spunto di riflessione. L’esperienza francese ci insegna che il populismo si batte con il coraggio del riformismo. Quando la sfida è tra europeisti e antieuropeisti bisogna essere riformisti e progressisti, non conservatori. Una lezione che vale anche per i laburisti di Corbyn – sottolinea – e per quanti nella sinistra italiana, dentro e fuori il Pd, invocano il ritorno agli slogan della sinistra radicale e accusano Matteo Renzi di essere un leader ‘anni ’90’”.
Secondo Toia “in realtà il Partito Democratico si conferma la sinistra più moderna e vitale d’Europa e ora la sfida per i socialisti francesi è recuperare il tempo perduto e assicurare a Macron una solida maggioranza in vista del secondo turno del 7 maggio e soprattutto delle elezioni parlamentari di giugno. Per Macron sarà opportuno e utile inserire una maggiore attenzione al sociale e all’equità nel suo modello di riformismo”.