Bruxelles – La Francia sta per scegliere il suo nuovo presidente. Domenica si tiene il primo turno delle elezioni presidenziali, la prima tappa della corsa all’Eliseo che si concluderà tra due settimane, col secondo turno del 7 maggio. Ecco una breve guida per capire cosa aspettarsi dal voto francese, che si annuncia il più incerto nella storia repubblicana, anche alla luce dell’attentato di Ieri a Parigi.
Come funziona
In Francia vige un sistema elettorale maggioritario (a doppio turno), suddiviso in due tornate elettorali: in primo luogo i cittadini francesi sono chiamati a eleggere il presidente della Repubblica, per poi, a circa due mesi di distanza, votare per la composizione del Parlamento. Domenica 23 aprile si tiene il primo turno delle presidenziali, che porteranno al ballottaggio i due candidati che avranno ottenuto il maggior numero di voti. Il vincitore del ballottaggio del 7 maggio sarà eletto presidente della Repubblica. In Francia – che ha un sistema semipresidenziale – il presidente ha un potere decisamente maggiore rispetto a quello previsto da una Repubblica parlamentare come quella italiana. Titolare del potere esecutivo, il capo di Stato francese nomina il primo ministro. Il presidente ha anche il potere di sciogliere l’Assemblea nazionale, mentre questa non può sostituirlo, anche se può metterlo in stato d’accusa per motivi giudiziari (come negli Usa).
Il fatto che che le due elezioni – presidenziali e parlamentari – si tengano in momenti separati, a volte produce effetti indesiderati sul governo: spesso alle parlamentari c’è minore affluenza alle urne e la pressione del voto utile diventa meno condizionante. Ciò può far sì che il presidente si ritrovi con un governo ostile, sostenuto da una maggioranza di diverso colore. In Francia la chiamano “coabitazione”. Una situazione del genere potrebbe verificarsi proprio nel voto imminente: se per esempio Emmanuel Macron diventasse presidente, potrebbe doversi scontrare con un’ampia rappresentanza del Front National di Marine Le Pen nell’Assemblea. “Non lo immagino proprio, perché il nostro calendario elettorale ha una coerenza politica che non è mai stata smentita”, ha detto sicuro di sé Macron in un’intervista al Sole24ore sul rischio della coabitazione, “se il 7 maggio i francesi sceglieranno il mio progetto, mi daranno una maggioranza parlamentare che mi consenta di metterlo in pratica”.
I candidati
Il voto di domenica, con quasi 47 milioni di elettori francesi chiamati alle urne, si preannuncia come il più incerto di sempre. Anche se gli aspiranti presidenti sono undici, secondo i sondaggi solo quattro di essi hanno i numeri per competere per l’accesso al ballottaggio.
Emmanuel Macron, 39 anni, è il più giovane candidato nella corsa all’Eliseo. E’ stato ministro dell’economia del governo socialista fino al 2016, quando ha lasciato il partito e fondato il movimento che porta le sue iniziali: En Marche!. Vero astro nascente della politica francese, Macron è riuscito in poco tempo ad ottenere un vasto consenso presentandosi come candidato nuovo e al di sopra delle vecchie ideologie di destra e sinistra. I sondaggi lo considerano il favorito (col 23-25%) alla presidenza. Persino Manuel Valls, premier uscente del Ps, ha chiamato i francesi a votare per Macron, invece di sostenere il candidato socialista Benoit Hamon (oggi fermo all’8% circa nei sondaggi). Se arrivasse al secondo turno contro Le Pen, Macron sembra avere il profilo giusto per raccogliere il ‘voto utile’ dei francesi che non vogliono vedere la leader nazionalista all’Eliseo.
Marine Le Pen, 48 anni, è la candidata del Front National. Figlia di Jean-Marie, ex presidente e fondatore del partito di estrema destra, e ne ha ereditato il posto nel 2011. Le Pen si batte contro l’accoglienza dei migranti e la libera circolazione nello spazio Schengen. Ha anche detto di essere pronta ad indire un referendum sull’uscita della Francia dall’euro, suscitando preoccupazione e critiche da parte di molti media, economisti ed esponenti politici connazionali ed europei. Le Pen è un personaggio particolarmente controverso per le sue posizioni anti-musulmane, che hanno infiammato più volte il dibattito pubblico in Francia. Pur avendo subito il sorpasso di Macron, la candidata frontista resta ampiamente sopra il 20% delle preferenze. Secondo diversi commentatori, l’attentato di Parigi potrebbe influenzare gli indecisi, portando ulteriori voti al programma nazionalista di Le Pen.
François Fillon, 63 anni, primo ministro dal 2007 al 2012 sotto la presidenza Sarkozy, è il candidato dei Repubblicani, il partito di centrodestra. Negli ultimi mesi la sua candidatura è stata messa in discussione dal ‘Penelope Gate’, lo scandalo giudiziario che ha rivelato come Fillon avesse assunto sua moglie come assistente parlamentare, sottraendo alle casse francesi un’ingente somma di denaro pubblico. Nonostante le polemiche Fillon non si è ritirato, e resta uno dei candidati favoriti nella corsa all’Eliseo. Candidato più apprezzato tra gli over 65, Fillon è dato al 19% nei sondaggi.
Jean-Luc Mélenchon a 65 anni è il più anziano dei candidati. Con Le Pen condivide la spinta nazionalista, sebbene il suo programma prende spunto dal radicalismo di sinistra. E’ il fondatore del movimento ‘France insoumise‘ – letteralmente “La Francia che non si sottomette” . Di recente ha rivoluzionato la sua immagine, affidandosi a una talentuosa direttrice della comunicazione. Ha persino lanciato un videogioco in cui lo si ritrova nei panni di un supereroe intento a sgominare gli evasori fiscali per il bene della Francia. Grazie a un canale YouTube e ad una campagna molto innovativa, ha conquistato il consenso tra i giovani. Come Le Pen, anche Mélenchon è su posizioni fortemente critiche nei confronti dell’Unione Europea, che ha promesso di riformare se sarà eletto presidente. Dopo una miracolosa volata, i sondaggi lo vedono ora appaiato a Fillon col 19% delle preferenze.
Il fattore mobilitazione
Alla vigilia del voto, è evidente la forte indecisione dei francesi. Per questo sarà decisiva, a detta degli analisti, la capacità di mobilitazione dei diversi elettorati, anche perché l’astensionismo potrebbe essere molto elevato, addirittura al 31% secondo alcune indagini demoscopiche. Su 100 elettori attuali di Macron, solo 68 sono sicuri del proprio voto secondo Ifop. Percentuale analoga a Jean-Luc Mélenchon (69), ma molto inferiore a quella degli elettori di Fillon (81) e Le Pen (83). Uno scenario già visto nelle precedenti elezioni statunitensi, in cui la capacità di Donald Trump di portare i suoi sostenitori alle urne alla fine ha fatto la differenza. Per questo, nonostante i numeri migliori, la vittoria del candidato di ‘En marche!’ non è per nulla scontata.