Bruxelles – L’Istituto italiano di Cultura a Bruxelles rimarrà nella sua sede attuale che non sarà venduta. Lo ha assicurato il ministro degli Esteri Angelino Alfano. “È importante vendere ma non svendere. Sotto il mio mandato non si venderà l’Istituto italiano di cultura di Bruxelles. Sto seguendo in prima persona le questioni del patrimonio immobiliare all’estero”, ha dichiarato Alfano in chiusura del secondo giorno di assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero alla Farnesina.
“Siamo anche noi vittime di fake news”, ha detto il capo della diplomazia italiana che ha spiegato di seguire con il suo staff tutte le questioni relative alle proprietà italiane all’estero: “La priorità resta la sicurezza, ma poi c’è la necessità di tenere insieme italianità ed efficienza”. Comunque, quella di non vendere l’Istituto di cultura a Bruxelles è “una decisione che ho già assunto e non intendo tornare indietro”, ha ribadito Alfano confermando anche “l’impegno del governo a fornire risorse adeguate per l’erogazione dei servizi agli italiani all’estero”, con riferimento “sia ai fondi destinati agli italiani indigenti e in difficoltà”, sia a quelli “per Cgie e Com.It.Es, che contemplano anche iniziative per migranti e nuovi migranti”.
La protesta contro l’idea di vendere la storica sede di Rue de Livourne 38 aveva portato anche ad una petizione con cui si chiedeva di bloccare il trasferimento presso il nuovo edificio acquistato in Rue Joseph II, dove confluiranno anche gli uffici di Consolato e Ambasciata.
In un’interrogazione alla Camera a firma di Andrea Mastri, Pippo Civati e altri si chiede conto della decisione di “alienare beni demaniali all’estero rimasti vuoti in seguito alla chiusura di sedi di rappresentanza consolare e di istituti di cultura”, decisione che prevede “oltre quaranta” cessioni tra cui “sarebbero presenti anche immobili pienamente utilizzati e considerati veri e propri gioielli di famiglia”, tra cui proprio l’istituto di Bruxelles. Secondo i deputati l’operazione nella capitale belga sarebbe “un ‘soccorso rosso’ a Monte dei Paschi (proprietaria del nuovo edificio verso il quale si sarebbe dovuto trasferire l’Istituto di cultura italiana di Bruxelles, ndr) funzionale al reperimento della quantità di capitale necessaria, provvisoriamente fissata dalla Bce in 8,8 miliardi, per il salvataggio della banca, per la quale il Governo con il decreto Salvarisparmio ha previsto la ricapitalizzazione preventiva”. Per l’acquisto del nuovo edificio, affermano i deputati “lo Stato italiano avrebbe speso l’esorbitante cifra di 13,5 milioni di euro” e per questo chiedono di sapere “quali siano state le motivazioni che abbiano indotto all’acquisto dell’immobile di proprietà del Monte dei Paschi di Siena e come sia stato quantificato il corrispettivo della cessione”.