Bruxelles – Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, è tornato nella sua Polonia per testimoniare davanti ai magistrati. L’esponente del Ppe, di recente riconfermato nonostante il veto dei suoi connazionali a capo dell’istituzione che riunisce i capi di Stato dell’Ue , è comparso mercoledì davanti alle autorità giudiziarie del Paese. Il motivo: rendere testimonianza sull’indagine contro gli ex vertici dei servizi segreti polacchi, sospettati di aver collaborato senza autorizzazione con l’intelligence russa quando Tusk era primo ministro della Polonia.
Ci sono stati momenti di tensione all’arrivo di Tusk alla stazione centrale di Varsavia, dove si sono incontrati i sostenitori e gli avversari del presidente del Consiglio europeo. L’ex primo ministro polacco ha denunciato il “carattere altamente politico” della sua convocazione da parte della procura di Varsavia, che lo ha ascoltato per otto ore come testimone dell’inchiesta citata. “Tutta questa vicenda ha un carattere eminentemente politico”, ha dichiarato alla stampa Tusk lasciando la sede della procura, dove il suo interrogatorio si è svolto a porte chiuse.
La convocazione da parte della procura polacca è avvenuta poco dopo la riconferma di Tusk alla carica europea nonostante il “no” da parte di Varsavia. Una mossa sospetta, che suona come una misura punitiva progettata dal governo della premier Beata Szydło per attaccare l’immagine di Tusk davanti all’opinione pubblica polacca. Il PiS, il partito conservatore attualmente al governo, considera da tempo Tusk responsabile dell’incidente aereo di Smolensk, in cui perse la vita l’allora presidente della Polonia Lech Kaczyński, fratello gemello dell’attuale leader PiS Jarosław. Rifiutandosi di svelare dettagli sulla deposizione, l’ex premier polacco ha sottolineato di essersi presentato soprattutto per “rispetto nei confronti dello Stato polacco”.