Fra le virtù del giornalismo europeo non può che essere annoverata la memoria, che ci consente di leggere ogni passo in avanti come parte di un piano ben preciso e (relativamente) puntuale nella sua realizzazione. Era l’11 settembre 2013, e la Commissione Europea adottava il pacchetto di norme “Un Continente connesso”. L’obiettivo era quello di raggiungere un mercato unico delle telecomunicazioni nei Paesi dell’UE attraverso la graduale liberalizzazione di alcune normative vigenti. Come primo passo, da luglio dell’anno successivo non sarebbe più pagato per ricevere chiamate sul cellulare in un altro Paese UE. La transizione avrebbe dovuto essere conclusa nel luglio 2016, con la definitiva scomparsa delle tariffe legate al roaming per le chiamate in uscita.
Un’operazione condotta sotto l’egida della parola-chiave liberalizzazione, il progressivo abbattimento delle barriere monopolistiche imposte dalle leggi statali nel mercato dei servizi di interesse economico generale, con il duplice obiettivo di garantire un miglioramento dei servizi agli utenti e una maggiore diffusione delle nuove tecnologie fra la popolazione.
Un cammino lento e mai facile, che, letto alla luce degli sforzi già compiuti e degli obiettivi, anche temporali, fissati tre anni e mezzo fa, assume il sapore di una promessa mantenuta.
Christian Ruggiero
Roaming come a casa: scatta il verde dai vertici europei
Con 549 voti favorevoli, 27 contrati e 50 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato l’iniziativa “Roam like at home”. L’ultimo tassello di un accordo storico raggiunto lo scorso 6 aprile tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europei, che pone fine alle tariffe maggiorate nel servizio di roaming e stabilisce limiti di prezzo della telefonia mobile per gli Stati membri dell’Unione.
Dopo 10 anni di proposte, trattative e compromessi, finalmente, chi viaggia, studia o lavora nei Paesi dell’UE non dovrà più preoccuparsi di spendere troppo nel caso in cui volesse telefonare, inviare sms o navigare in rete.
Il servizio di roaming, che prevedeva maggiorazioni tariffarie per chi si spostava dal paese nel quale aveva stipulato il contratto, infatti, dal 15 giugno di quest’anno verrà totalmente rivisitato, con il completo azzeramento dei costi aggiuntivi. Si telefonerà dunque dall’Europa “come a casa”, cioè con le tariffe “nazionali” del proprio contratto da e verso il proprio Paese e secondo i prezzi di offerte specifiche (se sottoscritte) per chiamate verso l’estero.
Ecco come funzionerà per i prezzi all’ingrosso, quelli pagati tra gli operatori telefonici: si passerà da 50 euro a 7,7 euro per Giga, con ulteriori ribassi applicati a distanza di due anni uno dall’altro. Fino ad arrivare ai 2,5 euro per Giga previsti per il 2022. Per le chiamate si passerà a 3,2 centesimi al minuto; per gli sms si scenderà a 1 centesimo l’uno. Un ribasso delle tariffe, quindi, pari quasi al 90%.
Non mancano le preoccupazioni per i rischi di frode o di abusi da parte dei clienti.
In molti paesi europei, infatti, i costi delle tariffe sono nettamente inferiori rispetto ad altri. In Lettonia, per esempio, si spende un sesto rispetto all’Irlanda. Alcuni clienti, quindi, potrebbero decidere di acquistare una sim in un paese in cui il costo del contratto telefonico è inferiore a quello di residenza, sfruttando le basse tariffe di roaming.
Gli stessi operatori telefonici effettueranno i dovuti controlli: in casi di frode o abusi, potranno applicare costi extra rispetto a quelli stabiliti con il cliente, il quale dovrà dimostrare di avere un legame stabile – “pendolari” o studenti Erasmus – con il paese in cui ha acquistato la sim.
La Wind azzererà i costi di roaming in tutti i paesi dell’Ue già dal 24 aprile, seguendo le nuove linee guida di Strasburgo. L’azienda francese Free Mobile, la quale aveva già innovato in Francia, facendo crollare i prezzi della telefonia, invece, ha già adottato i cambiamenti previsti dall’iniziativa. Ora si sta stabilendo anche in Italia, occupando gli spazi lasciati liberi da 3.
Anche le altre aziende avranno il dovere di adeguarsi in tempo e seguire le direttive di questo nuovo accordo molto voluto dai cittadini dell’Unione. Il fatto che lasci ampio spazio a casi poco chiari e poco regolamentati di frodi e ripercussioni, forse, è l’unico vero motivo per il quale la questione era diventata un punto fisso sul quale non si riusciva a prendere una decisione definitiva.
Nonostante la difficoltà nel mettere tutti d’accordo, questa volta il verde è scattato: i cittadini europei sono finalmente liberi di viaggiare, studiare e lavorare lontani da casa senza dover rinunciare ai propri smartphone. Almeno finché si tratta di Unione Europea.
Carmen Baffi, Federico Saccoccio