Bruxelles – Il settore industriale dell’energia è in continuo cambiamento, grazie anche alla digitalizzazione, e ha un costante bisogno d’investimenti di lungo periodo. Questo, però, stride fortemente con l’incertezza generata dalla Brexit e dall’esito poco chiaro al quale approderanno i negoziati tra Regno Unito e Unione europea. A sostenerlo sono diversi esperti e diplomatici che hanno partecipato a un dibattito organizzato dal think tank European Policy Centre di Bruxelles.
A creare incertezza, secondo gli esperti, sono le diverse posizioni manifestate da Regno Unito e istituzioni comunitarie sul futuro delle industrie di rete. Secondo il libro bianco del governo di Londra, infatti, il Regno di Elisabetta II non sarebbe intenzionato a essere parte del Mercato unico dopo l’uscita dall’Ue, pur proponendo il mantenimento di una qualche cooperazione nella gestione delle reti, in particolare quelle energetiche. Allo stesso tempo, questa volontà del Regno Unito di “riprendere il controllo” dei propri asset industriali, sempre secondo gli esperti, risulterebbe incompatibile con la politica dell’Unione europea contraria agli aiuti di Stato e alla mancanza di un meccanismo sovranazionale di risoluzione delle controversie.
Ad alimentare ulteriormente il clima d’incertezza in cui si ritrovano gli investitori, che preferiscono attendere anziché finanziare progetti di lungo periodo, contribuiscono, secondo i partecipanti al dibattito, gli orientamenti dell’Ue per cui “la preservazione dell’integrità del Mercato unico esclude la partecipazione basata su un approccio settore per settore”, allontanando in questo modo la possibilità di qualsiasi nuovo accordo specifico sull’energia e sulle industrie di rete che possa garantire la continuità delle attuali relazioni col Regno Unito.