Bruxelles – E’ il populismo il fantasma che si aggira per l’Europa in questo inizio di Terzo Millennio. Un fenomeno politico non nuovo, ma che negli ultimi dieci anni ha assunto nella Ue una diffusione spettacolare e che minaccia la stabilità di molti paesi e delle istituzioni europee. Ma quanto è davvero forte il populismo? E quali possibilità ha di imporsi come reale alternativa di governo rispetto a partiti tradizionali che da tempo attraversano una perdurante crisi di legittimità e di consensi? Il libro “Gli apprendisti stregoni, mappa del populismo in Europa”, del giornalista Paolo De Luca – già inviato speciale del Giornale Radio e corrispondente Rai da Bruxelles – appena pubblicato da Laruffa, prova ad fornire una risposta a questi interrogativi, innanzitutto delineando un quadro preciso ed aggiornato del peso di partiti e movimenti riconducibili a questo orientamento politico che in molti Paesi dell’Unione stanno da tempo dettando l’agenda politica.
Nell’attuale Europarlamento, eletto nel 2014, racconta De Luca, i populisti rappresentano circa il 21% dell’emiciclo. Ma la loro forza, all’interno degli stati membri, è cresciuta in maniera considerevole negli ultimi tempi, grazie all’azione combinata degli effetti della crisi economica e sociale, delle ondate migratorie e del terrorismo. La Brexit e soprattutto l’elezione di Donald Trump hanno dato loro nuovo ossigeno, al punto che oggi, nella Ue, i populisti sono presenti in undici governi nazionali. Appena dieci anni fa erano meno della metà: cinque.
Pur essendo essenzialmente un movimento di protesta, il populismo, nelle sue tante declinazioni europee, si pone come critica radicale alla democrazia rappresentativa. In nome, talvolta, della democrazia diretta – come nel caso del M5S -, altre volte di una confusa identificazione del “popolo” con le istituzioni. Esso, tuttavia, non può essere considerato come una sorta di “virus” della politica, essendo piuttosto – afferma De Luca – “il sintomo di una patologia più estesa che riguarda l’intero sistema politico e che consiste nella sopraggiunta incapacità delle classi dirigenti, dei partiti, dei corpi intermedi, dei governi, di interpretare e rappresentare le istanze di società in profonda e sofferta trasformazione”.
Ma il malessere che percorre le società europee ha radici remote, che affondano nel processo di globalizzazione e soprattutto nell’adozione di politiche neo liberiste. La “vittoria del mercato”, come la definì Bobbio negli anni ’90, ha segnato la sconfitta della politica, e il dominio del regime anarchico ed egoista della grande finanza. Il nazionalismo e il sovranismo che caratterizzano l’offerta politica dei movimenti populisti, soprattutto di destra ma anche di sinistra, sono una reazione sbagliata agli effetti del liberismo senza regole che si è imposto nel mondo come pensiero dominante.
La sfida è aperta e la posta in gioco è la sopravvivenza dell’Europa, stretta nella morsa della nuova politica muscolare di Trump e delle ambizioni espansionistiche di Vladimir Putin, e minacciata dall’interno da movimenti populisti che trovano Washington e soprattutto a Mosca i loro nuovi idoli e sponsor politici. Paolo De Luca ci aiuta a fissare i punti di riferimento per capire la situazione e le sue evoluzioni.
Il libro sarà presentato dall’autore e altri esperti il prossimo 3 maggio alle 19.00 alla Piola Libri di Bruxelles.