Roma – Con l’uscita del Regno Unito dall’Ue, l’Italia è tra i candidati a ospitare le sedi delle due agenzie europee basate a Londra: l’Eba (Autorità bancaria europea) e l’Ema (Agenzia europea per il farmaco). Per la seconda, “il governo italiano ha nominato un consigliere straordinario del presidente del Consiglio per cercare di portarla a Milano, con tutte le possibili ricadute positive che questo potrebbe avere in termini di indotto, dal punto di vista tecnologico e dell’industria”, indica Giuseppe Vegas, presidente della Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa), in audizione alla Camera sul futuro dell’Ue. Invece, per quanto riguarda l’Eba, “c’è da tener conto che, in un’ottica di revisione complessiva del meccanismo dell’Esas”, ovvero delle tre autorità che riguardano banche, mercati finanziari e assicurazioni, questa “è probabilmente destinata” come le altre due “a un futuro non particolarmente brillante, e quindi cercare di attirarla a Milano potrebbe avere poco senso, se poi a livello europeo si decidesse di superarla”.
Sono altri e “molto seri” i problemi che sorgeranno per la finanza europea dopo il divorzio tra Londra e Bruxelles, indica Vegas, secondo il quale “il nodo centrale è la ‘passaportazione’ dei prodotti finanziari”. Scioglierlo spetterà alle “trattative per la Brexit, ma è ragionevole pensare che, se il Regno Unito esce dall’Ue, non gli sarà più concesso di servirsene, come non è concesso a fondi americani o svizzeri o di Hong Kong”. Il presidente dell’autorithy di controllo della Borsa spiega che “la passaportazione è il meccanismo per il quale, se io produco un fondo o un’obbligazione in un Paese dell’Unione europea, per esportarlo negli altri Paesi membri bastano semplicemente l’autorizzazione e i controlli del Paese di nascita del prodotto. Questo attualmente consente all’Uk di fare un prodotto finanziario, venderlo in Europa e controllarlo, mantenendo la base in Uk”, e in futuro non potrà più essere così, suggerisce.
Ai deputati delle commissioni Esteri e Politiche Ue, Vegas lamenta poi “alcune pratiche” della Banca centrale europea che “destano qualche preoccupazione”. Il riferimento è ai richiami sugli istituti di credito che devono “risistemare i bilanci”. Senza fare esempi specifici, il presidente della Consob ricorda che “la Bce può consigliare di fare certe operazioni per migliorare la qualità del capitale”, per ridurre “la quantità dei dipendenti”, oppure, “tema che è all’ordine del giorno nell’ultimo periodo, può indicare di vendere una certa quantità di Npl”, crediti difficilmente esigibili. Tuttavia, prosegue, “se io devo vendere una certa quantità (di questi crediti, ndr) entro una certa data, è chiaro che il prezzo tende ad abbassarsi”. Dunque, “probabilmente certe pressioni sono un po’ forti”, perché sebbene “ragionevoli da un punto di vista della stabilità”, dall’altro lato “possono portare ad avere qualche problema” dal punto di vista “delle singole banche che sono coinvolte”.