Bruxelles – La difesa comune europea “non solo è possibile, è già una realtà”. Lo afferma Federica Mogherini, Alto rappresentate Ue per la politica estera, in un’intervista al Sir, nella quale parla anche della situazione in Siria.
“L’Unione europea è fermamente convinta che non possa esservi una soluzione militare al conflitto in Siria”, dice Mogherini, aggiungendo che “lavoriamo per la pace e per un accordo politico tra regime e opposizione siriana che, sotto l’egida dell’Onu, porti a una transizione. La Siria di domani, per essere in pace, dovrà garantire a ogni suo cittadino di sentirsi sicuro e libero nel proprio Paese, indipendentemente dal credo religioso, dall’orientamento politico, dall’identità culturale”.
E’ possibile, domanda il Sir, una nuova strategia di sicurezza e difesa a livello comunitario? “Non è solo possibile: è già una realtà. Nel corso degli ultimi nove mesi – prosegue Mogherini – abbiamo adottato una nuova strategia comune per la politica estera, di sicurezza e di difesa, la Global Strategy, e abbiamo iniziato a tradurla in azioni concrete. Nel campo della sicurezza e della difesa comune, per esempio, abbiamo istituito a Bruxelles un Military Planning and Conduct Capability, ovvero un unico centro di coordinamento di tutte le missioni militari di addestramento dell’Ue. E andremo avanti, con altre decisioni concrete”.
L’Ue “non è solo soft power, abbiamo già ora 16 missioni e operazioni Ue, dall’Africa al Mediterraneo. Ma per noi, l’uso di strumenti militari è sempre inserito in una strategia più ampia, perché sappiamo che nessuna crisi può essere risolta veramente con la forza”.
“La pace all’interno dei nostri confini resta la principale conquista dell’Europa unita, un obiettivo raggiunto grazie all’integrazione europea dopo secoli di guerre tra di noi. E la pace resta l’obiettivo da raggiungere al di fuori dei nostri confini, dalla Siria alla Libia, dalla Palestina all’Africa”. Per costruire la pace, osserva Mogherini nell’intervista al Servizio informazione religiosa, di fronte agli innumerevoli conflitti in corso, alla minaccia del terrorismo, alla sfida delle migrazioni, “la ricetta è semplice, anche se applicarla è faticoso: la ricerca costante di soluzioni comuni, di punti di contatto, di vie d’uscita che consentano non a una parte di vincere contro l’altra, ma a tutti di trarre un beneficio dalla fine della guerra”.
È questa, a suo avviso, “la lezione europea: cooperare è più conveniente che combattersi. E poi, c’è l’attenzione prioritaria alle persone e alla loro vita, alle comunità: la prevenzione dei conflitti, l’investimento in aiuti umanitari, la cooperazione allo sviluppo, la promozione dei diritti. La pace non è solo assenza di guerra, si costruisce”.