Roma – Sulla revisione dei voucher, il governo italiano dovrebbe dare maggiori spiegazioni sulle conseguenze per la finanza pubblica. E’ il servizio bilancio di Palazzo Madama a sollecitare questi chiarimenti da parte dell’esecutivo nella nota sul Dl che prevede lo stop all’utilizzo dei voucher. Da noi questo sistema di pagamento è entrato in vigore nel 2008, ma in Belgio i buoni-lavoro erano in atto già nel 2004, in Inghilterra dal 2005, in Francia e in Austria dall’anno successivo.
In Italia, nella prospettiva di un referendum promosso dalla Cgil, il governo ha fatto marcia indietro, ma da Palazzo Madama giunge una richiesta di approfondimenti sulle ripercussioni contabili.
“Se appare ampiamente ragionevole l’affermazione della relazione tecnica che l’eliminazione del lavoro accessorio non determinerà una diminuzione dei livelli occupazionali (effettivi), ne vanno valutati gli effetti dal punto della finanza pubblica che discendono dalla possibilità che le prestazioni che finora godevano di aliquote contributive e fiscali agevolate possano transitare verso tipologie contrattuali con aliquote ordinarie (con effetti positivi per l’erario) o verso il lavoro sommerso (con effetti negativi per l’erario)”, evidenzia la relazione del servizio bilancio del Senato
Insomma, insistono i tecnici di palazzo Madama, “potrebbe essere utile un supplemento d’informazioni da parte del Governo, al fine di confermare l ipotesi di neutralità degli effetti sul gettito, indicando le somme potenzialmente coinvolte e la percentuale di rapporti (sul totale dei voucher) che potrebbero alimentare il lavoro sommerso senza che si registrino comunque squilibri in termini di finanza pubblica”.
Il dossier sottolinea poi come nelle diverse occasioni in cui l’istituto dei voucher ha subito modifiche per ampliarne l’utilizzo “non sono stati scontati effetti positivi per la finanza pubblica”.