Erdogan ha vinto. Dopo Trump negli Stati uniti. Mentre Putin in Russia riesce a mantenere il suo regime nonostante una crescente opposizione. Populisti, uomini forti, con forti tendenze a una antidemocratica e illiberale posizione nazionalista. E si rinforzano i venti di guerra che autoritarismo e dittature quasi sempre portano con sé. In questo momento il baluardo democratico rappresentato dall’Europa diventa più importante, più indispensabile che mai. Nonostante i problemi nell’Unione europea è evidente, dovrebbe esserlo a tutti, come il confronto politico tra i ventisette, ex ventotto, si sta svolgendo seguendo i binari della democrazia, che permette alle forze nuove di nascere, esprimersi ed esistere e a quelle tradizionali di continuare a difendere le loro posizioni. Non è poco, è anzi moltissimo e dovremmo renderci conto del bene che abbiamo, della ricchezza democratica nella quale possiamo vivere e che abbiamo il dovere di preservare per i nostri figli, oltre che per il nostro interesse presente.
Per mesi abbiamo tentato di spiegare l’importanza dei 60 anni di pace assicurati dall’Unione europea. Lo si è fatto in una quasi generale indipendenza, subendo l’accusa di essere dei retori da quattro soldi che difendevano l’ovvio. Che invece non è ovvio per niente, se è vero che il primo problema emerso dopo la Brexit è stato una disputa territoriale tra Spagna e Gran Bretagna a Gibilterra, in una complessa situazione che la convivenza nell’UE aveva permesso di gestire con una certa serenità. Come in Irlanda del Nord, dove una non ancora consolidata pacifica convivenza si è raggiunta anche grazie al ruolo di mediazione svolto da Bruxelles.
Il patrimonio di democrazia che l’Unione ha portato con sé va tutelato con amore e passione, ricordando che non è scontato, non è ovvio, e che richiede la responsabilità di tutti per continuare a goderne. Per noi e per i nostri figli. vivere e che abbiamo il dovere di preservare per i nostri figli, oltre che per il nostro interesse presente.
Per mesi abbiamo tentato di spiegare l’importanza dei 60 anni di pace assicurati dall’Unione europea. Lo si è fatto in una quasi generale indipendenza, subendo l’accusa di essere dei retori da quattro soldi che difendevano l’ovvio. Che invece non è ovvio per niente, se è vero che il primo problema emerso dopo la Brexit è stato una disputa territoriale tra Spagna e Gran Bretagna a Gibilterra, in una complessa situazione che la convivenza nell’UE aveva permesso di gestire con una certa serenità. Come in Irlanda del Nord, dove una non ancora consolidata pacifica convivenza si è raggiunta anche grazie al ruolo di mediazione svolto da Bruxelles.
Il patrimonio di democrazia che l’Unione ha portato con sé va tutelato con amore e passione, ricordando che non è scontato, non è ovvio, e che richiede la responsabilità di tutti per continuare a goderne. Per noi e per i nostri figli.