Roma – È un radicale cambio di metodo quello che il governo italiano proporrà per la definizione del Quadro finanziario pluriennale (Qfp) dell’Ue post-2020. Il Comitato interministeriale per gli Affari europei, presieduto dal sottosegretario Sandro Gozi, ha discusso ieri il ‘position paper’ che sarà trasmesso agli altri partner e alla Commissione europea in vista dell’adozione della proposta dello stesso esecutivo comunitario che aprirà i negoziati. L’idea innovativa è di non partire dalle attuali componenti del bilancio pluriennale Ue, ma di individuazione dei “beni comuni europei”, cioè gli interessi e le priorità da perseguire. Una volta completato questo passaggio si potranno attribuire ai vari capitoli.
La base per definire le aree di intervento è la Dichiarazione di Roma sottoscritta lo scorso 25 marzo dai 27 (senza il Regno unito che invece procederà alla Brexit) e dai presidenti delle istituzioni europee. In linea con gli intenti dichiarati in quel documento, il paper italiano indica le aree in cui concentrare gli sforzi: gestione dei flussi migratori; prevenzione e gestione delle calamità naturali; difesa europea; coesione economica, sociale e territoriale, da garantire promuovendo una crescita equilibrata, sostenibile e inclusiva; tutela dei valori comuni e delle regole di convivenza all’interno dell’Ue, a cominciare dallo Stato di diritto e dai diritti fondamentali, tra i quali il diritto d’asilo (il rispetto del quale, nella proposta italiana, deve essere condizione per poter beneficiare dei finanziamenti europei); rafforzamento del Mercato unico, in particolare progredendo nel settore dei capitali e del digitale; rafforzamento della base industriale europea; politiche di inserimento nel mondo del lavoro e di lotta all’esclusione sociale; politiche la mobilità, soprattutto dei giovani; promozione di “un’autentica cittadinanza europea” rafforzando il programma Erasmus+ con una decuplicazione dei fondi; promozione di una crescita sostenibile attraverso l’economia circolare e un’adeguata attenzione al futuro dell’agricoltura.
La proposta italiana si concentra infine sugli strumenti finanziari e sulle entrate, proponendo una semplificazione delle regole, una maggiore flessibilità di bilancio e una modifica profonda del sistema delle risorse comunitarie, puntando alla sostituzione del sistema basato sui contributi nazionali, con uno imperniato su risorse proprie dell’Unione.